Prima di tutto un caloroso abbraccio a Polo Soldano da parte mia e di tutti i lettori di ScrittoreVincente. Paolo è un giornalista, scrittore che ho intervistato nel mio articolo 22, che vive in Giappone, paese straziato poche ore fa da una catastrofe impensabile.

Torno sul tema di questo articolo, l’intervista a uno degli scrittori più bravi d’Italia ad autopromuoversi: Fabrizio Sparta. Nel novembre 2010, io e Fabrizio, abbiamo passato una bellissima domenica insieme a presentare libri a una nutrita platea e a registrare anche un’intervista doppia che ci ha fatto divertire come bambini (il regista è stato il mitico Valerio del Blog del Calabrone)


Fabrizio Sparta su ScrittoreVincenteFabrizio è un folle. Non ho impiegato tanto tempo per arrivare a questa conclusione. Non si contiene poi. Lui deve esprimersi. Deve ballare, come quando qualche anno fa iniziò a fare e grazie a questa passione conobbe poi la sua splendida moglie. Poi un giorno ha capito che doveva scrivere, come se fosse un estemporaneo bisogno fisiologico. Ha scritto un romanzo che ha avuto un successo imprevisto e folgorante. Ah… è un musicista pure.

L’ho chiamato qualche giorno fa e mi ha raccontato che ha passato dei giorni stupendi insieme a Mogol (sì, proprio lui, Guilio Rapetti Mogol, il più grande paroliere italiano) e che ci ha giocato pure a calcio insieme, anche se è negato – Fabrizio è negato, non Mogol che a discapito dell’età se la cava ancora più che bene –. Fabrizio ha pubblicato con la casa editrice più criticata d’Italia; i blog, gruppi Facebook imperversano di condanne verso il gruppo Albatros. Anche io come sapete ho pubblicato con Albatros. Ne ho già scritto (stavo per scrivere parlato, e qualcuno si sarebbe imbizzarrito come già successo): in ScrittoreVincente mi occupo esclusivamente di promozione libraria indipendentemente dal percorso seguito per pubblicare. La pubblicazione editoriale è un argomento che è già trattato in ogni dove con chilometri di parole che puoi percorrere come e quando vuoi, nella direzione a te più consona. Quindi non è in questo sito che accenderò discussioni già ampollosamente consumate in altri lidi.

Fabrizio è un irresistibile folle. Ha un’energia che ti contagia, a discapito di tutto, della sclerosi multipla che entra nella sua vita invadendo la sua famiglia come un ciclone, di un incidente stradale in cui ha rischiato di rimanerci e che gli ha intaccato lo stile deambulatorio ma non il sorriso.

Fabrizio è un folle, che dopo qualche minuto che ci parli, cominci irresistibilmente a volergli bene. Perchè è così lui: attaccato a ogni minuto della sua vita con passione e forza. Ogni prezioso minuto che gli scorre addosso, gli si legge negli occhi, nella sua voglia di fare, di creare, di esprimersi, di amare. Leggi i suoi libri e capirai le mie parole

Sparta su ScrittoreVincente con bimbo

Per il resto, già sento nelle orecchie il ronzio polemico di alcune voci note e inflessibili. Nel frattempo nessuno può negare che ci sono libri che emergono “al di sopra di tutto ciò che c’è intorno”, come se fossero eruzioni magmatiche emerse dalle profondità di vulcani dormienti.

1- Fabrizio: spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.

Sono un ragazzo, solo un ragazzo, o quantomeno amo definirmi ancora tale, nonostante i miei 37 anni e due figli di 7 e 3 anni.
Ho molte passioni, specialmente nell’arte non solo dello scrivere, ma anche nella pittura, nella musica, nella danza e tutto ciò che può e riesce ad emozionarmi. Cerco di fare molte cose, forse troppe e a volte non riesco a conciliare tutto… questo è il momento nella mia vita della scrittura.
Mi definiscono eclettico, ma forse “epilettico” è il termine più appropriato nel mio eterno cercare di colmare i lavori, la famiglia e le mie passioni artistiche che riempiono appieno le mie giornate.
La scrittura è venuta fuori due anni fa, quasi per caso ma non per gioco.
Non sono timido, ma abbastanza riservato, difficilmente riesco ad esternare le mie emozioni palesemente, ma con la scrittura queste emozioni prendono forma e fissano i miei pensieri, le miei gioie, le mie fragilità e perplessità, esternazioni del mio io e della mia vita che escono fuori al loro meglio solo con la scrittura. Non mi definisco scrittore nel senso proprio della parola, ma un ragazzo, solo un ragazzo che vuole condividere e raccontare la propria storia e le sue emozioni, condividendole con chi vuole farle sue.

2- Ci puoi descrivere qual è stato il percorso che ti ha permesso di pubblicare il tuo romanzo ‘Un’estate con il mostro’?

Il percorso che mi ha permesso di pubblicare “Un’estate con il mostro: vivere, piangere e ridere con la sclerosi multipla” edito dal Gruppo Albatros Il Filo nel novembre del 2008, è stato inaspettato e non semplice.
Un libro scritto per esorcizzare la malattia di mia moglie, scritto tra un lavoro e un altro, la sera dopo aver addormentato i figli e dopo aver pulito casa, tra un cambio di un pannolino e un altro. All’epoca ero completamente estraneo al mondo editoriale e mai nella mia vita avrei immaginato di poter pubblicare un libro, anzi, mai avrei immaginato di poter scrivere un libro, figuriamoci essere etichettato come scrittore.
Ricordo ancora il giorno in cui arrivò il contratto. Non chiusi occhio tutta la nottata sia per l’emozione che per il costo di pubblicazione, una notte insonne sicuramente comune a tutti gli scrittori esordienti alla loro prima opera.
Riuscii ad addormentarmi solo quando trovai con me stesso un compromesso, avrei firmato il contratto solo se avessi trovato i soldi senza gravare sulla famiglia.
Il compromesso era tanto semplice nella sua ideazione quanto complicato nella sua realizzazione. Vendere tutte le 180 copie che mi spettavano in anteprima in modo da poter onorare la proposta di edizione e avrei firmato solo se fossi riuscito a farlo.
Incredibilmente, anche grazie l’aiuto di parenti, amici e qualche associazione , riuscii nel mio intento e l’unica cosa che pagai fu il prezzo della raccomandata per inviare il contratto firmato alla casa editrice.
A volte non basta credere in se stessi e nelle proprie speranze, a volte sono gli altri e le loro speranze che credono in te.

3- Ritieni che chi ha pubblicato con un editore a pagamento abbia meno possibilità di emergere in quanto questa tipologia di pubblicazione ‘non è vista di buon occhio’ (vedi gruppi online sul tema) da molte persone ?

Ultimamente stiamo assistendo a un proliferare smisurato di case editrici a pagamento e conseguentemente di libri e scrittori. E’ un mercato florido e in continua espansione ed offrono una possibilità editoriale altrimenti quasi irraggiungibile.
Parallelamente si osservano un altrettanto proliferare di gruppi e blog contro queste case editrici, con critiche costruttive e non, talvolta sfociano in veri integralismi con campagne di denigrazione che fanno solo del male alla cultura.
L’unica critica che sento di condividere con loro, è la poca chiarezza nelle campagne pubblicitarie di alcune case editrice a pagamento, ma non nel loro operato.
Siamo in un mondo di globalizzazione e di informazione reperibile in qualsiasi istante e se una persona, in questo caso aspirante scrittore, intende intraprendere la strada della casa editrice a pagamento, bastano due clikkate di mouse su internet per informarsi su come operano e quali sono le loro priorità o distribuzione.
Non è più permesso essere presi alla sprovvista, cascare dalle nuvole o rimanere male in situazioni del genere, ma questo è un discorso che vale per tutto ormai.
E’ un semplice dare e avere, domanda e offerta, io pubblico il tuo libro selezionato se tu paghi, viceversa io pago per pubblicare il mio libro e in alcuni casi, come nel Gruppo Albatros, se lo scrittore riesce a vendere le sue copie, il prezzo pagato per il contratto di edizione corrisponde esattamente al prezzo di copertina delle copie che ricevi.
Nessuno vuole più fare la famosa “gavetta”, molti si sentono subito grandi scrittori e considerano offensivo o degradante essere pubblicati da case editrici a pagamento.
Bene….ci sono altri modi per essere pubblicati da case editrici importanti e senza pagare, almeno loro credono così.
Ci sono le agenzie letterarie, che devi sempre pagare almeno per la valutazione e con piccola percentuale su eventuale pubblicazione, ci sono le piccole case editrici provinciali che hanno una distribuzione locale e ci sono le tipografie e siti internet che stampano il tuo libro con una spesa irrisoria, ma completamente assenti nella distribuzione a livello nazionale.
Ci sono tanti modi, ma a mio avviso, per emergere non conta una casa editrice importante o meno, a pagamento o non a pagamento, l’unica cosa che conta è il messaggio che esce dal libro stesso, la sua storia e la sua capacità di emozionare o informare, il passaparola con il tempo farà il resto.
In questi due anni di mia esperienza da scrittore, ho assistito e sentito innumerevoli volte a lamentele dovute a scarsa distribuzione o promozione da parte delle case editrici a pagamento, ma come asserisce giustamente il nostro amico Emanuele, ci sono “più libri che lettori” ed è inimmaginabile che una casa editrice , grande o piccola che sia, possa dare grande spazio o larga promozione a tutte le opere edite dalla casa editrice stessa. Loro si devono concentrare su un prodotto valido e che vende, è la dura legge del mercato e oggi giorno l’editoria purtroppo è una vera e propria catena di distribuzione. Ovviamente anche per quanto riguarda il sottoscritto, l’essere pubblicato da una grande casa editrice che abbia una grande distribuzione, l’essere pagato per quello che scrive con alti compensi sui diritti o sul contratto pre-pubblicazione sarebbe un sogno, ma è altrettanto vero che bisogna rimanere con i piedi per terra e che prima o poi, se uno crede in quello che scrive e nel messaggio che intende esporre ai suoi lettori, il mercato editoriale busserà alla porta.
La casa editrice a pagamento è un inizio e va preso come tale, con i suoi pregi e difetti.

4- Quanto tempo impieghi per essere presente su Facebook e interagire con i tuoi lettori e quali sono secondo te i messaggi più efficaci che pubblichi sulla tua bacheca per promuovere incisivamente il tuo libro?

Ho scoperto il mondo dei social network e nello specifico di facebook proprio per promuovere e far conoscere il mio primo libro.
Ho subito visto qual potente mezzo di comunicazione sia, il suo raggiungere attraverso la condivisione e il commento in maniera così diretta e immediata migliaia di persone contemporaneamente, anche attraverso la chat, mi ha fatto subito pensare all’inizio di una nuova era di comunicazione.
Quando presentai per la prima volta Un’estate con il mostro…. vennero un centinaio di persone. Per farle venire e far sapere che avevo pubblicato un libro, mi costò enorme fatica sia in termini di tempo, telefonate e spostamenti.
Quando aprii per la prima volta il gruppo su facebook del medesimo libro, si iscrissero nell’arco di un giorno circa trecento persone e il tutto comodamente seduto sul divano di casa.
Raggiunsi o quantomeno feci sapere dell’uscita del libro al triplo di persone della presentazione, e non solo in ambito provinciale, ma in ambito nazionale.
A due anni di distanza, ho raggiunto il limite delle amicizie sul profilo personale e i miei due libri, hanno migliaia di iscritti. Per arrivare a questo, ci vuole però un impegno quotidiano di almeno due ore al giorno, aggiornare sempre con notizie incisive e di effetto, corredate con foto che possano anche attirare attenzione, cercando di non esagerare mai per non avere l’effetto contrario, cioè cadere nell’autobeatificazione e una ostentazione narcisistica della persona stessa.
Vi assicuro che non è facile come sembra. L’essere sempre presente in rete comporta sacrifici in termini di tempo, gestire e ricordare migliaia di persone è molto difficile.
Potrei fare molti esempi: inserire link o messaggi in modo forsennato o frasi troppo critiche potrebbe essere controproducente, ci sono tempi e modi per parlare e promuovere in questo caso un libro o la propria vita artistica, scegliere oculatamente testi e foto , la politica è meglio lasciarla fuori come anche critiche personali non costruttive, avrei molti consigli da dare in merito ma due anni di esperienza non si possono certo racchiudere in poche righe.
Personalmente uso molto il sociale per i miei messaggi e note scritte che escono dalla mia penna per aprirmi con le persone, loro questo lo percepiscono e mi seguono proprio per la mia spontaneità e sincerità.
Anche l’essere presente in chat, rispondere, avere un contatto diretto con le persone ha i suoi vantaggi, interloquire con lo scrittore attira la curiosità del lettore e la persona che viene contattata si sente compartecipe e curiosa di leggere un libro o una nota di una persona che sente sua come “amico”.
Far partecipi della propria vita con foto, informazioni anche di piccole vicissitudini quotidiane o pensieri vaganti, ci accomuna e rende il rapporto tra il lettore e lo scrittore più intimo, non asettico, ma parte integrante del tuo cerchio di vita.
La sincerità e la trasparenza è il miglior consiglio che posso esternare, questo porterà ovviamente vantaggi e svantaggi, il segreto è trovare il giusto equilibrio senza mai e poi mai privilegiare questo strumento a discapito della famiglia, degli affetti e del lavoro, ricordando sempre che è uno strumento e non una priorità di vita.
Purtroppo ho assistito a persone che non sono riuscite a trovare il giusto equilibrio, bisogna sempre essere coscienti del limite da non superare.
Personificando un “grillo parlante virtuale”, posso affermare comunque con assoluta serenità che facebook è un grande mezzo di comunicazione, ma bisogna saperlo usare e non farsi usare, non trascurare né tradire gli affetti e il proprio lavoro per esso e non confondere la vita virtuale con quella reale.

5- Nel mio libro, asserisco che, a causa della situazione attuale del mercato editoriale (più libri che lettori!), uno scrittore che vuol emergere deve impiegare nella promozione del proprio libro almeno le stesse energie, e un metodo idoneo, che ha dedicato nella scrittura dello stesso. Argomentando la tua risposta: ritieni che la mia asserzione sia un’esagerazione?

La tua asserzione non è una esagerazione, ma una sottovalutazione.
La scrittura è un impulso, talvolta si studia e talvolta esce dal cuore di getto. Prende forma piano piano e anche se costa fatica, sei te e i tuoi pensieri.
Spiegare e far conoscere questi pensieri a chi ti legge è molto più impegnativo.
A distanza dall’uscita del mio primo libro, ricevo richieste per presentarlo in giro per l’Italia e ancora mi arrivano molte domande per conoscerlo e sapere di cosa parla.
E’ vero che il tema è delicato e sociale, ma se rapportiamo il tempo voluto per scrivere le 128 pagine e i due anni di presentazioni, anche all’estero nel caso specifico a Budapest in quanto è stato tradotto in ungherese, il tempo impiegato nel cercare e inserire messaggi e notizie nuove di ricerche sulla sclerosi multipla, rispondere a tutte le domande e la promozione dello stesso, c’è una grossa sproporzione tra le due cose, come vedi la tua asserzione va per difetto e non per eccesso. Sono sicuro che per molti libri questo non accada, Un’estate con il mostro….del resto tratta un tema sociale che non ha neanche tanta concorrenza in termini editoriali. Con il secondo , “Piccole note crescono” edito dal Gruppo Albatros nell’aprile del 2010, è più difficile in quanto rientra nella narrativa comune e proprio per questo, se si vuole promuovere, ci vuole il doppio dell’impegno.
Escono migliaia di libri con migliaia di case editrici ogni anno, perché un lettore dovrebbe leggere la tua opera e come puoi attirare la sua attenzione ?
Questo del resto è il quesito a cui vuoi dare una risposta, consigliare e cercare di capire come si può emergere in un mondo editoriale così ampio per farsi leggere ed essere conosciuti come scrittori. Questo è un tesoro non facile da trovare, una domanda con risposte multiple perché i fattori in gioco sono molteplici e non c’è una risposta o un metodo uguale per tutti.
Fortuna, X-factor, passaparola, una promozione attiva della casa editrice o un’azzeccata autopromozione, il libro giusto per il tempo giusto o semplicemente un’opera talmente ben scritta che emoziona o arricchisce il lettore talmente tanto che non può esimersi dal leggerlo.
Certamente l’autore deve impegnarsi al massimo per emergere, senza ledere però la libertà altrui, calpestare volontariamente ideali o giocare su l’effetto bomba solo per farsi conoscere.
Ognuno è promotore di se stesso se si crede fermamente in quello che fa e nei pensieri o storie che vuole raccontare o far conoscere.
In conclusione, il metodo migliore secondo me è credere in se stessi, nel raccontare la propria storia o la storia che si vuole raccontare, attraverso una buona promozione o autopromozione, non lasciandosi mai scoraggiare, divulgando e confrontando con forza le proprie idee.

leggi ora la seconda parte dell’intervista a Sparta!

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