Ho intervistato finalmente un editore: Luciano Sartirana di Edizioni Del Gattaccio. Un editore importante e poliedrico. Riusciamo quindi a guardare il fiume dall’altra sponda. E se il fiume è la verità di cui stiamo andando alla ricerca, allora questa verità è ora ancora più vicina. Mi sono preso pure una bella tirata di orecchie da Luciano perché lui dice che è falso che le case editrici non supportano gli autori nella promozione.
Io mi auguro che ci siano sempre più case editrici serie, come sembra essere Edizioni Del Gattaccio, in cui la collaborazione tra autore ed editore è reale e l’editore spinge nella promozione con professionalità. Tuttavia sono le centinaia di autori con cui mi sono confrontato grazie al mio blog a dirmi che le case editrici non li supportano nella promozione.
Credo che a questo punto ciò che emerge è che la ricerca di un editore serio, da parte di uno scrittore, deve essere probabilmente fatta con maggiore pazienza, criterio e determinazione.
Goditi questa prima parte dell’intervista allora, e scrivi pure la tua opinione come commento sotto. Sarà proprio un bel dibattito ;-)
L’INTERVISTA (PRIMA PARTE)
1 – Luciano: spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita
Intanto, ti ringrazio di questa intervista, è sempre una bella occasione per riflettere su ciò che faccio!
Ho 53 anni, sono di Milano, ho una formazione classica e filosofica. Ho avuto la fortuna di attraversare molte esperienze professionali e – mi azzardo a dire – artistiche, anche se la vedo sempre una parola impegnativa: ho scritto sceneggiature e testi drammaturgici; ho curato regie teatrali; ho collaborato a trasmissioni radiofoniche (“Caterpillar” a RadioRai, per esempio); ho realizzato video, film e documentari; ho tenuto corsi e laboratori di Scrittura creativa e Sceneggiatura; ho aperto una casa editrice. Mi piace sia leggere (da Saramago a Dostoëvskij, dalla Nothomb alla Santacroce fino a Calvino, Evangelisti, Gimenéz-Bartlett, Kirino, Simenon, Borges, Pamuk… mai negarsi i grandi autori) che scrivere (ho molte cose nel famoso cassetto, oggi tramutato in chiavetta). Mi piacciono il cinema, il teatro, l’arte contemporanea, i viaggi, la storia, la pizza, il calcio.
La scrittura mi è sempre stata presente… forse anche troppo, perché sono sempre molto esigente sulla qualità, e forse questo mi ha messo eccessivi scrupoli su cosa potessi permettermi di pubblicare. Ma è una grande compagna di vita…! Che da un paio d’anni affronto in due diverse vesti, autore ed editore, con le mie Edizioni del Gattaccio ( www.edizionidelgattaccio.it ).
2 – E’ vero che gran parte delle casi editrici non attua un’accettabile promozione dei libri che pubblica?
Sì e no. Nel tuo libro dici che lo scrittore non è supportato in alcun modo dalle case editrici… non è vero, anche per il semplice fatto che se scelgono di pubblicare un autore e non lo supportano, vanno verso il suicidio e quantomeno buttano dei soldi. Direi che gli editori mettono onestamente in campo tutto ciò che sanno e che possono, che è una cosa diversa
Ma diciamo soprattutto che l’ambito del libro è una cosa tanto complessa (dal punto di vista psicologico, individuale, storico, sociale, culturale, subliminale) che qualsiasi azione di promozione non sarà mai accettabile, sufficiente, perché il sapere scritto e il suo gusto sono una delle cose più inafferrabili e meno comprensibili che esistano. Teniamo anche conto che non siamo il mercato di lingua inglese o spagnola, esteso oltre molti confini… e che il comparto librario italiano tutto insieme fattura meno della sola Barilla. O – detto in altro modo – i lettori forti e su cui contare sono il 7% della popolazione, sì e no quattro milioni o poco più.
Secondo me bisogna poi distinguere fra grandi e piccole case editrici. Le grandi hanno i mezzi per fare conoscere bene un autore, curano l’edizione del libro, lo distribuiscono al meglio, fanno sì che se ne parli sui giornali, organizzano presentazioni, acquistano spazi pubblicitari, fanno piazzare il libro nel punto giusto degli scaffali, ora vendono anche su web. Avendo già in mano gran parte del mercato, non hanno motivi di fare cose ancora diverse, anche se lo studio del Viral Marketing entra sempre di più nelle politiche dei grandi editori; ma non è ancora il loro modo privilegiato per vendere.
I piccoli editori fanno molta più fatica a fare tutto questo, proprio perché sono piccoli, spesso con poco personale e di certo con poco denaro. Sono però i piccoli – io tra questi – ad avere l’esigenza di inventarsi qualcosa di nuovo, ci sono obbligati, se no chiudono. I piccoli creano sempre innovazioni che poi saranno sfruttate meglio dai grandi… sarà crudele ma non è una novità, ne parla già Marx nel “Capitale”, siamo nell’800.
A ulteriore problema c’è quello della distribuzione. La distribuzione nelle librerie su scala nazionale è in mano a poche aziende, che si intascano una bella fetta del prezzo di copertina. Ma si pubblica anche molto, non tutti possono arrivare su uno scaffale di libreria… quasi il 30% dei libri mandati alle librerie non viene neanche tolto dalla scatola…
Possiamo dire che sia i grandi che i piccoli potrebbero fare di più? Sì, decisamente, devono studiare vie nuove e superare impostazioni e metodologie non più utili oggi. Direi specialmente per il web e su book-trailer, perché molte azioni off line che proponi sono pratica comune di ogni editore.
Poi – scusa l’immodestia! – mi permetto di suggerirti una strategia diversa per il tuo lavoro. Nei tuoi testi ho l’impressione che tu stia dalla parte degli scrittori contro gli editori… anche i secondi sono invece interessatissimi a ciò che proponi, te lo assicuro…! Ma se parli male di loro ti fai solo nemici invece che possibili partner e acquirenti.
3 – Quali sono i motivi per cui una casa editrice non investe a sufficienza nella promozione dei propri autori?
Come dicevo prima, nessun editore investirà mai a sufficienza, l’editoria è una rincorsa vana a un orizzonte che si sposta sempre in là… fai un piano marketing perfetto, innovativo, stellare per un libro, che magari va anche bene… poi arrivano le memorie di un tamarro bresciano e misteriosamente ti vende un milione di copie. Non lo puoi spiegare del tutto.
Se una casa editrice sceglie di pubblicare un autore, già solo per questo investe tutto il massimo che può, perché altrimenti non lo pubblicherebbe nemmeno. Il problema è appunto trovare nuove strade, e qui ci vogliono menti anticonformiste e disposte a pensare in modo diverso.
4 – Ti definisci un editore online. Il tuo sito edizionidelgattaccio.it l’ho trovato veramente unico nel suo genere, con ebook gratuiti per scrittori, il tuo catalogo ufficiale, produzioni video, blog, incontri, interviste, hit parade musicali etc… più che un sito classico di una casa editrice mi sembra un portale culturale. E’ tutto ciò una tua strategia di marketing oppure il tuo sito è così in quanto contenitore online delle tue molteplici iniziativi culturali?
È stata una scelta precisa di fondo, quella di intendere l’edizione come edizione di cultura a largo raggio, non solo di libri. Oltre che realizzare documentari o spettacoli teatrali, offriamo anche servizi editoriali, corsi e laboratori.
Il libro resta il nucleo di tutto, ma i corsi o i documentari o il blog non sono solo supporto alla vendita del libro. Io credo che – al di là delle singole azioni di marketing – ciò che deve pubblicamente passare è la tua identità (un concetto molto più profondo e solido di “immagine”), differente e ben precisa: presentarmi in modo simile a un portale culturale vuole affermare un’idea rinascimentale di cultura, dove un sapere narrativo va naturalmente a braccetto con uno musicale o vicino al mondo dei video o del teatro.
E in questa rinascimentalità vi metto anche il mio interesse per le forme di marketing innovativo che il web ci permette di conoscere…
5 – Quali sono le difficoltà che oggigiorno un autore, partendo da un buon libro che ha scritto, deve affrontare per raggiungere delle buone vendite del proprio libro?
La prima è ovvia: chi sei? Chi ti conosce? Non è solo un fatto di mercato, per cui un calciatore di nome può vendere molto con un libro che probabilmente non ha nemmeno scritto lui. Parliamo di credibilità e peso politico… ti faccio un esempio: giusto oggi 8 settembre 2011 va in stampa per una mia collana nuova un testo (“Ascolta! Parla Leningrado… Leningrado suona!”; vedi http://www.edizionidelgattaccio.it dove si può anche prenotare con il “Sostieni”) che produco in collaborazione con uno spazio culturale milanese e la Radio della Svizzera Italiana, visti i legami dell’opera con quell’emittente; il logo dell’uno e dell’altro compariranno in quarta. Un autore da solo e senza un minimo di fama non potrebbe neanche lontanamente bussare alla porta della RTSI (o un altro grosso ente) e ottenere quello che un editore può ottenere.
La seconda è farsi notare da un editore. Gli editori – te lo assicuro – sono seppelliti dai manoscritti di aspiranti autori, non riescono neanche a leggerli… non voglio dare l’impressione di parlare pro domo mea come editore, ma ti assicuro che è una difficoltà reale: se ti arrivano decine di testi al mese non puoi leggerli tutti. Per fortuna, anche solo trenta pagine possono dare l’idea se l’aspirante autore vale almeno una lettura completa.
La terza è trovare un editore serio che ti scelga. Per serio intendo sia onesto (non ti chieda soldi) che capace di pensare anche un metro più in là della media.
La quarta è la selva di trappole che l’aspirante autore trova attorno a sé, soprattutto quelli che appunto si spacciano per editori e sono solo stampatori; gli stampano mille copie facendogliele pagare ben bene e che resteranno in cantina. Da evitare come la scarlattina.
La quinta – ma forse è la prima – è la fretta di finire il libro per correre dietro al marketing. O il suo contrario, il tirarla in lungo tanto nessuno mi corre dietro. Io sto appunto scrivendo un libro: l’idea è nata il 30 gennaio 2011; da allora fino al primo giugno ho raccolto materiali e preso appunti in libertà; quel giorno ho iniziato a scriverlo e finirò il 15 ottobre. Come lo sai? Lo so perché l’ho deciso, e nulla al mondo (o quasi, naturalmente!) mi può far deviare da quella decisione. Trovo questo iter fondamentale, perché poi si arriva spesso a scrivere libri sciatti o che perdono tensione a metà… me ne arrivano tutte le settimane…
6 – Qual è secondo te il presente e il futuro dell’ebook nel mercato editoriale italiano?
Lo vedo bene, perché il presente è in leggero, lento, ma costante movimento verso l’alto. Il futuro può essere ancora positivo perché, eliminando un sacco di costi legati al cartaceo, un piccolo editore con qualche ottimo autore può puntare lontano. Più che alla narrativa penserei però a molta saggistica, e soprattutto alla scolastica: da decenni si lamentano costi e pesi (peso vero, da mettersi sul groppone ogni mattina) dei libri di testo… un lettore digitale con dentro tutti i testi dell’anno, cosa volere di più?
Per molti anni, credo che la narrativa resti però legata al cartaceo. Noi lettori forti siamo rivoluzionari nei libri che scegliamo, ma molto tradizionalisti nel modo di leggere…! Senza contare il piacere di mostrare agli amici la biblioteca di casa: se avessimo tutti e-book, cosa diamine ammirano?
7 – Prima della pubblicazione su cartaceo, tramite internet alcuni autori stanno distribuendo gratuitamente la propria opera in formato digitale: reputi che ciò possa favorire o inficiare le vendite reali del libro, ovvero quelle posteriori alla pubblicazione cartacea?
Sono contrario, soprattutto per una ragione di principio: vedo il rischio di una lenta e sottile svalorizzazione della cultura… perché la birra o un navigatore satellitare devo pagarli e un libro, cioè contenuti importanti e che vengono creati con fatica, no?
Poi… mi ha colpito una ricerca recente: chi scarica film gratis e illegalmente con Emule, in realtà spesso va poi a comprarsi il film o va a vederlo al cinema. Dal gratis all’acquisto, e per scelta… potrebbe farne a meno, lo ha già visto, ma vuole vederlo ancora e con qualità più alta. Il fatto è che un download può regalarti un film con un audio pessimo, quindi il dvd che acquisti è tutto un altro prodotto. Ma un libro gratis è uguale a un libro pagato, il testo non cambia, e una volta letto non credo lo si compri più.
Sono del tutto d’accordo invece a mettere in giro le prime pagine di un libro per incuriosire, magari chiudendo sul più bello… la curiosità si mette in moto come i popcorn nella padella…! Ma se lo offri tutto gratis, questa curiosità sarà solo per il prossimo libro…
ottimo contributo Properzi! Il lavoro di un editore è effettivamente molto difficile, soprattutto quelo di un piccolo editore. Sarebbe bello poter sapere qualcosa di più delle altre componenti del meccanismo editoriale. Sulla distribuzione per esempio, se ne scoprirebbero delle belle. Sartirana fa giustamente notare che molte opere rimangono negli scatoloni e non vengono riposte negli scaffali. Sarebbe bello se riuscissi a intervistare anche qualche libraio. Loro sono una parte importante del meccanismo. Sanno come e chi viene promosso e a volte anche perché. Magari riesci a sapere da qualcuno come funzionano le modalità di esclusione delle opere che non andranno mai oltre gli scatoloni della tipografia. Grazie per il tuo lavoro
Grazie Pierluigi per il consiglio che sicuramente accolgo!
Promessa: a breve su ScrittoreVincente interviste a librai e proverò anche con i distributori.
Sì: libri che rimangono inscatolati a vita è triste, molto triste.
ce ne fossero di editori veri che vanno a braccetto con l’autore… ce ne fossero… ma sono vere e proprie mosche bianche…
Caro Emanuele, Sartirana non ha tutti i torti a non condividere la distribuzione gratis on line di un’opera scritta con sudore. Ritengo invece, ottima l’idea di far leggere solo alcune pagine del libro, per motivare il lettore coinvolgendolo nella trama.
Per quanto riguarda le case editrici, se di case editrici vere si tratta, io dico la mia; dovrebbero avere più coraggio a sponsorizzare il nome dell’autore, prima di pubblicizzare il libro.E, soprattutto, puntare sul mercato estero perchè in alcuni paese, vendi anche se non sei un autore famoso.
Caro Emanuele attendiamo il tuo ultimo lavoro decantato per tutta l’estate.
Ciao, amico.
Angelo
Sì, Sandro con te ci siamo tante volte confrontati su questo tema, ma le parole di Sartirana mi confortano…
Ciao Emanuele, molto interessante questa intervista, spero ne seguiranno altre.
P.S. Di editori onesti ce ne sono tanti….ve lo assicuro
Grazie Angelo per il tuo contributo, il mio lavoro è leggermente in ritardo perché ho deciso di integrarlo e ampliarlo con documentazione unica nel suo genere che sono sicuro farà la fortuna di molti autori. Ho pensato: se devo fare un corso di autopromozione libraria come non esiste nel mercato, ci metto le mani una volta per bene e poi lo rilascio… Comunque il 70% del corso l’ho scritto è che ora ho un imprevisto: ho deciso un mese fa di sposarmi l’8 ottobre e quindi sai com’è..;-)
A breve vi informo sulla data ufficiale di rilascio del mio nuovo corso di autopromozione libraria.
Ciao Amico
Ema
Grazie Gianluca, fra qualche giorno arriverà la seconda parte dell’intervista…
Ema,
Sei ampiamente giustificato. Il matrimonio è un evento unico. Il resto può attendere e magari viene meglio.
Ti auguro un’eterna felicità come marito, e come futuro papà.
Ciao
Angelo
Grazie di cuore Angelo!
un abbraccio,
Ema
L’editore che hai intervistato parla bene e sinceramente. Uno dei problemi dell’editoria è che molti scrivono (ecco le montagne di dattiloscritti) e pochi leggono (7% della popolazione!).
Il che significa che su 56 milioni il 7% di lettori sono 3.920.000 persone. Ma quanto è la percentuale di persone che presenta il dattiloscritto agli editori? Gli editori parlano di montagne di dattiloscritti, ma io vorrei proprio sapere quanti sono in percentuale gli scrittori esordienti che presentano testi agli editori.
Scusate, ma io gli editori che dicono di essere sommersi dai dattiloscritti non li sopporto. Come ha detto anche Sartirana basta la lettura di una ventina di pagine per capire se vale la pena di fare una lettura integrale. E sai quante venti pagine un lettore riesce a leggere in un giorno? Il fatto è che una casa editrice deve avere un lettore, soprattutto se è sommersa dalle montagne.
Il problema non è la quantità dei dattiloscritti da leggere, il problema è la paura di non riuscire a vendere i libri che si pubblicano. Paura comprensibile. Allora il problema vero è come vendere più libri. Ma se si ha un mercato di 3.920.000 di potenziali acquirenti (il 7% della popolazione) non vai molto lontano. Questi lettori forti pur acquistando due libri al mese, in un anno sono 24 cad. moltiplicato per tutti i lettori forti fa 94 milioni di libri all’anno. Oltre questa cifra statisticamente non si può andare. Inoltre questi 94 milioni di libri non sono solo le novità, ma anche libri in catalogo da mesi o ristampe.
E’ questione di cifre.
Ringrazio te, Ema, e Luciano per gli ottimi spunti forniti in questo post. Sai che proprio in questo periodo, a romanzo terminato e revisionato, sono in cerca di un editore. Ho preso contatti con 5 case editrici, delle quali 4 si sono già dichiarate bendisposte a pubblicare SIN. Tuttavia sappiamo come questo percorso sia una giungla disseminata di trappole e sto per questo cercando di valutare al meglio ogni singola componente (importanza dell’editore, concreta voglia di investire, condizioni contrattuali, capacità e volontà di distribuzione e promozione, etc.). Mi è anche accaduto di ricevere un respondo positivo dopo sole 3 settimane dall’invio del testo. Questo può certamente significare che il romanzo sia bello e coinvolgente (è lo è davvero, su questo non ho dubbi)… ma potrebbe anche rappresentare il contrario, ovvero la ricerca dissennata di “polli” da spennare, con richieste di contributi di pubblicazione, il tutto mascherato da una montata organizzazione e da un finta “severa” selezione dei testi… Credo che ognuno di noi abbia già preso le proprie scornate e capisca cosa sto cercando di dire. In ogni caso non mi scoraggio… arrivare a un grande editore adesso (arrivare cioè semplicemente al fatto che ti leggano realmente), da perfetto sconosciuto, è una chimera da non ipotizzare nemmeno (mando il testo comunque, ma non ci spero neanche un pò). Lo sforzo è quello di trovare un medio-piccolo editore che faccia, nei limiti delle proprie possibilità, ovviamente ristrette, tutto ciò che è sul serio possibile fare, tutto ciò che il libro merita. A parole questo è facile, l’obiettivo è chiaro… molto più complesso, come detto, attraversare concretamente la palude dei tanti e pericolosi affabulatori editoriali… Quindi mi rimetto tuta, maschera e pinne e riprendo questa mia rischiosa immersione… con la speranza di non affogare e la convinzione di avere un equipaggiamento adatto, per chi avesse la voglia di esaminarlo sul serio… Un abbraccio. Ciao. Ale. ;-)
Molto utile la tua analisi Elisa. Le cifre parlano molto chiaro. Credo che a livello promozionale bisogna raggiungere questi 4 milioni di lettori in modo “chirurgico”, cioè evitando di fare una pubblicità demoscopica ma mirata in accordo agli interessi dei lettori stessi. Nel mio corso sull’autopromozione spiegherò come fare tutto ciò.
a presto
Emanuele
Ottimo articolo, ottima intervista, bravo Emanuele!
A me è andata decisamente bene. Da esordiente (e quindi da perfetto sconosciuto) ho avuto la fortuna di trovare un editore (Absolutely Free di Roma) che, seppure piccolo, ha creduto nella mia opera, l’ha pubblicata interamente a proprie spese sia su ebook sia su carta, è riuscita a farla distribuire nelle grandi librerie e, cosa fondamentale, mi sta supportando tantissimo nella promozione.
Io poi non distinguerei fra editori onesti e no, ma fra editori e stampatori. Sartirana appartiene senz’altro alla prima categoria. I secondi sono quelli che ti chiedono soldi (anche a me è capitato: da 2000 euro in su) per pubblicare il tuo libro, facendoti credere che sia un’opera validissima. Ma il contratto che ti inviano parla chiaro. Leggendo tra le righe si capisce chiaramente che l’autore dovrà sborsare soldi più per il proprio narcisismo (vedere il proprio nome sulla copertina di un libro fa sempre effetto) che per avere il proprio libro sugli scaffali delle grandi librerie. Distribuzione e promozione sono infatti quasi interamente a completo carico dello scrittore. In altre parole: l’editore (anzi, lo stampatore) stampa le copie, l’autore ne acquista un certo numero e si occupa di venderle. Qualche autore ha un giro di parenti / amci tali da garantire un buon ritorno dell’investimento; il problema è che l’aver pubblicato a pagamento viene considerato, per le eventuali opere successive, una sorta di marchio indelebile.
Grazie a te Alessandro!
4 su 5 è una bella percentuale… questo SIN credo abbia delle buone carte da giocarsi nella partita editoriale da qui al prossimo biennio.
In bocca al lupo intanto per la scelta dell’editore.
ciao
Ema
Grazie Andrea per il tuo contributo. Sono felice di leggere la tua storia. Ho visto poi le classifiche di vendita e Up & Under va alla grande! A breve ci dovrai svelare in un’intervista come ti stai muovendo in questa ottima sinergia con l’editore
a presto
Ema
Ciao Alessandro, non ti voglio scoraggiare, nè essere pessimista, ma…. la mia esperienza non apre a grandi speranze di vendite immediate, se sei uno scrittore che si affaccia per la prima volta al mondo dell’editoria. Il mio libro, per esempio, edito da una delle Case Editrici a pagamento( se sei sconosciuto le grandi case non ti leggono proprio) e, per a pagamento, intendo che devi comprare, a prezzo pieno, almeno 100 dei tuoi libri e quindi rivenderteli solo per ricoprire almeno una parte delle spese.
Dopo sei mesi di promozione pagata, io avevo venduto quasi tutti i miei libri acquistati, facendo una promozione mirata e pagando un professionista del web che mi ha preparato il sito, tenedosi la proprietà dello stesso. Il che significa che dovrò farmene fare un altro. ( Tieni presente che il mio libro ha ricevuto anche un “Premio della giuria” e che coloro che l’hanno letto, ne sono rimasti colpiti favorevolmente e mi hanno aiutato a venderne degli altri. La librerie non acquistano libri di esordienti, al massimo accettano di tenerne un certo numero in libreria da vendere e richiesta. Properzi, che ringrazio per la dolcezza e la disponibilità, mi ha aiutato a percorrere questa strada che, mi dispiace dirlo, è tutta in salita. Dopo un anno, seccata per non aver ricevuto supporti dalla casa editrice, ho chiesto di sciogliere il contratto. Mi ha telefonato immediatamente l’Editore in persona, spiegandomi il meccanismo di vendita, chiedendomi di non ritirarlo e asserendo che lo aveva letto e che lo riteneva molto buono……Ho pagato una Società di Promozione che mi ha fatto il sito e che ha sostenuto la campagna , che mi è costata un bel po’. Ho appena terminato l’ultimo manoscritto e sono molto indecisa su come promuoverlo e con chi editarlo, questa volta,però, sarò più accorta. Non dico questo per disarmare il tuo entusiasmo, ma per aiutare gli esordienti ad entrare, ad occhi aperti, in questo mercato, ormai inflazionato ( I corsi di scrittura hanno sortito gli effetti, speriamo che invitino anche a spingere a leggere di più) Ho trovato in Properzi un amico entusiasta del suo lavoro, serio e affidabile nella sua attività professionale. Grazie Emanuele! Maria Teresa
Apprezzo molto il suggerimento della tua esperienza, Maria Teresa, ben consapevole della difficoltà dell’impresa, ma altrettanto convinto del mio prodotto. Niente sogni, nessuna utopia, poche speranze… solo tanto lavoro e nel prosieguo, magari, un pizzico di buona sorte… Un abbraccio. :-)
Ciao Maria, ringraziandoti di cuore per la tua stima, aspettiamo con ansia il tuo secondo romanzo!
Ema,
dato che mi hai detto di farti sapere, ti informo che ho trovato chi mitradurrà l’intero romanzo in cinese e giapponese, rispettivamente per 2050 euro e 700 euro.
I cinesi sono 1 miliardo e 371 milioni, spero di recuperare almeno l’investimento!
Ti ringrazio Chiara. Poi magari ti scrivo quando vorrò diffondere i miei libri nell’est del mondo ;-)
Interessante, in particolare per quando l’EDITORE CONTESTA IL FATTO DI REGALARE IL LIBRO. Trovo che abbia ragione sia per motivi di principio (non è giusto distribuire a larghe mani ciò che è stato costruito con fatica) che di opportunità. Per comprare un libro che ho già letto dovrei attribuirgli un valore ed un’utilità tali che vorrei possederlo fisicamente. E penso che ciò possa valere più facilmente per un SAGGIO, che uno può desiderare tenere sempre sottomano come riferimento, che per un opera di FICTION. Per queste vale invece il discorso di pubblicare magari il primo capitolo, interrompendo la lettura in un momento si suspence.
Per quanto riguarda il SAGGIO, dal punto di vista del MARKETING (è il mio mestiere, anche se non quello librario) invece sono convinto che sia utile regalare del materiale che testimoni la propria competenza. Non certo il saggio per intero, ma qualcosa di correlato che il saggio andrà poi ad integrare. Come sono convinto che sia importante preparare molto bene il sito INTERNET che presenta il libro e i materiali, e non solo dal punto di vista dei contenuti ma anche – cosa troppo spesso trascurata – DAL PUNTO DI VISTA FORMALE. Vengo dalla comunicazione, quella seria, dove la componente estetica e di DESIGN è un tool fondamentale per vendere. Eppure i siti che hanno per oggetto libri ed autori spesso sono brutti, barocchi, naive. Ecco, il mio suggerimento è quello di rivolgervi a dei bravi creativi ed ispirarvi a fonti che vadano al di là del settore librario, di offrire insomma ai vostri interlocutori bellezza. E accanto alla bellezza ponete delle meccaniche intriganti, che abbiano a che fare con la logica dell’argomento di cui trattate e che allo stesso tempo attirino il pubblico ad interagire con il sito.
Ciao e in bocca al lupo a tutti.
Marco
Grazie Marco per il prezioso contributo e i consigli ottimi di marketing che hai lasciato a tutti noi.
Spero veramente di avere ulteriori tuoi commenti e conoscere il tuo sito.
A presto
Emanuele