Per ora non posso svelarti niente, anzi faccio pure gli opportuni scongiuri, poi magari va a finire che non si combina niente, ma… basta! E chi se ne frega! Insomma c’è la probabilità che a breve sia pubblicato da una grande casa editrice un mio manuale sull’autopromozione libraria . In questo manuale che sto completando di scrivere in questi giorni (scusa, in queste notti mediamente dalle 11:00 all’1:00) ho introdotto delle nuove analisi di marketing librario. Una di queste si basa sulla biografia dell’autore.
Cioè una “biografia adatta” permette al libro di vendere di più rispetto a una “biografia inadatta”.
Una “biografia adatta” può favorire un libro anche nell’essere pubblicato con una casa editrice importante.
Filippo Colizza, uno degli autori di thriller che sta emergendo con più forza nel panorama letterario nazionale, chi è? Qual è la sua biografia?
Filippo Colizza è la persona perfetta per scrivere ‘Agente sacrificabile’.
E’ quasi lapalissiano che nessuno meglio di lui avrebbe potuto scrivere un libro del genere.
Nella seguente intervista, leggendo la prima risposta che Filippo mi ha dato, capirai cosa intendo.
Per ora ti consiglio di sistemare la biografia nel tuo sito, nel tuo libro se puoi o se devi.
Scrivila in maniera che si capisca che tu sia la persona perfetta per scrivere il libro che hai scritto.
Insomma, parliamoci chiaro, se hai scritto un manuale sulla coltivazione di cipolle, nella biografia non scriverci che hai vinto le gare di ippica, ma scrivici che sei un abile incisore della crosta terrestre!
Ma al di là di tutto, quale grande onore è per me intervistare un autore importante come Filippo… Da parte mia e dei lettori di ScrittoreVincente, un ringraziamento sentito a Filippo Colizza per le sue risposte esaustive e preziose.
Scrivi pure un tuo commento sotto che sia ad esempio una domanda a me o a Filippo. Riceverai pronte risposte.
L’INTERVISTA
1) Filippo: spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita
Caro Emanuele, consentimi prima di ringraziarti per l’onore di questa intervista, conosco il tuo blog e ritengo sia un punto di vista serio ed affidabile nel settore complesso e competitivo del marketing letterario.
Io ho 36 anni, sono nato a Roma, ma nella mia vita ho vissuto in molte città, in Italia e all’estero. E’ una diretta conseguenza di quello che per quindici anni è stato il mio lavoro, Ufficiale di Marina. Sono entrato in Accademia Navale nel 1993, all’età di 18 anni, e ne sono uscito quattro anni dopo con il grado di Guardiamarina delle Armi Navali; da quel momento in poi, dopo la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni a Pisa, è cominciata la mia carriera militare. Sono stato imbarcato su alcune delle navi più moderne della nostra Marina Militare, impegnato in numerose missioni internazionali, essenzialmente nell’area del Golfo Persico e del Corno d’Africa, ma anche in altre zone del mondo; infine, negli ultimi anni, sono stato nominato responsabile della Ricerca e Sviluppo all’interno del Centro Intelligence Interforze, il dipartimento del Ministero della Difesa che si occupa della raccolta e dell’analisi informativa per i nostri militari.
Alla fine del 2008 mi sono congedato con il grado di Capitano di Corvetta, e ho cominciato la carriera di consulente; da allora lavoro per conto della B.E.E. Consulting, fornendo servizi di consulenza direzionale ai principali attori finanziari in Italia ed in Europa; è un lavoro interessante, ricco di sfide, competitivo, allo stesso tempo profondamente diverso eppure così simile alla carriera militare.
La scrittura è diventata in questi anni una splendida compagna, un modo nel quale veicolare le esperienze, i sogni, le ambizioni, le paure della vita. E’ uno strumento portentoso, e la realizzazione di progetti complessi come la stesura di un romanzo costituisce il perfetto connubio tra razionalità e componente emotiva di un autore: servono entrambi per riuscire a superare la sfida ed arrivare a mettere il punto sulla pagina finale del manoscritto.
2) Qual è stato il percorso che ti ha permesso di pubblicare con Mondadori?
L’avvicinamento a Mondadori è stato di una semplicità disarmante; dopo aver completato e revisionato il mio romanzo, Agente Sacrificabile – allora aveva un altro titolo – , ne ho stampata una copia, salvato su un CD l’intero manoscritto ed ho inserito il tutto in una busta da lettere, insieme al mio curriculum. Infine ho preso l’indirizzo su Internet ed ho inviato il pacchetto tramite posta.
Finito.
Poi si è trattato solo di attendere.
E’ passato circa un anno, l’invio è del Dicembre 2009, il primo contatto con Mondadori è avvenuto a Novembre 2010; il giorno in cui ho ricevuto la telefonata di colei che poi sarebbe diventata la mia editor, Federica Manzon, ho vissuto uno momento indimenticabile.
Nelle settimane successive ho avuto la conferma che anche una casa editrice grande come Mondadori passa in rassegna ogni manoscritto ricevuto; una gran parte non viene presa in considerazione, ma accade ogni tanto che il prodotto sia di buona qualità e quindi decidano di pubblicarlo.
Tutto questo l’ho trovato confortante.
3) Secondo te qual è l’impatto a livello promozionale che ha il tuo blog, dove tratti i temi dei tuoi libri ma scrivi anche articoli di attualità, politica etc.?
Non sono in grado di quantificarlo, non saprei dare cifre in termini di vendita; certamente tutto ciò che concorre alla visibilità dell’autore aiuta, anche indirettamente, alla promozione del romanzo. Il blog è senza dubbio uno di questi strumenti, forse tra i più efficaci, per vari motivi.
Innanzitutto permette ai potenziali lettori di avvicinarsi maggiormente all’autore, conoscerlo, condividere, o meno, i suoi pensieri, le sue opinioni.
Inoltre, conferisce all’autore la possibilità di esporre la propria cifra stilistica su temi anche diversi da quelli trattati nel romanzo: saper scrivere bene un articolo sul blog possiede la forza di dimostrare, per deduzione, che anche il romanzo è stato scritto in maniera altrettanto gradevole.
Infine il blog consente una visibilità sulla rete, intercettando quei settori di utenti che per il proprio stile di vita, convinzioni, o altro, non sono raggiungibili tramite i canali di informazione più tradizionali.
4) Secondo te il fatto che ti hanno definito il “Tom Clancy italiano” influisce – ed eventualmente come – sulla vendita dei tuoi libri?
La definizione mi fa sorridere, Tom Clancy è un totem della narrativa mondiale, con una capacità espressiva ed un successo editoriale stupefacente. Può piacere o meno, come tutto nella vita, d’altra parte, ma non c’è dubbio che i suoi romanzi appartengano ormai alla storia della narrativa contemporanea.
La definizione è opera di Fausto Biloslavo, corrispondente di guerra per Il Giornale, che in un articolo di qualche mese fa ha fatto una delle più belle recensioni di Agente Sacrificabile. E’ stato un onore, anche perché uscire sulla stampa nazionale con un simile articolo non capita tutti i giorni.
Ed è indubbio che quell’articolo abbia raggiunto un elevato numero di persone, qualcuna forse è rimasta incuriosita, e magari ha deciso di leggere il romanzo.
Il problema di un esordiente è sempre e comunque riuscire a raggiungere il maggior numero di lettori, che, per definizione, non hanno mai sentito parlare dell’autore. Si tratta di presentarsi con un prodotto e farsi accordare il beneficio che sia qualitativamente elevato e di interesse; se l’opera è effettivamente ottima, a quel punto è possibile che si inneschi il passaparola tra i lettori. Ma affinché ciò avvenga, come in una reazione a catena, è necessario che PRIMA venga raggiunta una massa critica di lettori. Per fare ciò occorre rendersi visibili, ed ogni mezzo, inserito all’interno di una precisa strategia di marketing, facilita questo obiettivo primario. E’ importante, però, che alla base il prodotto offerto sia qualitativamente eccelso; per questo motivo sostengo che il segreto per un buon successo sia una feroce autocritica sul proprio prodotto.
Poi viene la promozione.
E infine il passaparola.
In questo preciso ordine.
5) Senza crearti problemi col tuo boss ;-)) puoi dirci che tipo di supporto a livello promozionale ti sta dando Mondadori?
Mondadori è un punto di forza, è innegabile. Il suo sostegno nell’attività promozionale ha pochi eguali, soprattutto se si considera la capacità di riservare spazi all’interno dei principali contenitori della carta stampata e delle trasmissioni radio e televisive.
Da quando è uscito il romanzo, a Maggio 2011, ho avuto l’opportunità di andare in onda su molte stazioni radio, nazionali e locali, essere recensito nei principali programmi televisivi dedicati alle novità in libreria, senza dimenticare le presentazioni in alcuni luoghi tra i più prestigiosi in Italia: per citarne solo due, la libreria Feltrinelli di Piazza della Repubblica a Roma e il Mondadori Multicenter in Piazza del Duomo a Milano.
6) Robert Baer tratta gli stessi temi dei tuoi libri… che cosa ne pensi delle sua attività di conferenziere come tecnica promozionale libraria?
Occorre distinguere la presentazione di un libro e la partecipazione come conferenziere a determinati dibattiti.
Nel primo caso l’evento è dedicato esplicitamente al romanzo e si porta dietro un problema sostanziale, non sempre facile da risolvere: riuscire a far intervenire un pubblico vasto. Spesso si tratta della parte che richiede il maggior dispendio di energia, anche perché la casa editrice non può fare molto in aiuto dell’autore, al di là di pubblicizzare l’evento sui canali di informazione. E’ però importante, non c’è nulla di più deprimente che presentare un libro di fronte ad un pubblico di tre persone. Una volta che si è riusciti a far intervenire un adeguato numero di partecipanti, il resto è puro divertimento, d’altronde si parla del proprio romanzo.
Nel secondo caso, invece, la partecipazione di pubblico non è un problema di cui l’autore debba preoccuparsi; è fondamentale, invece, riuscire ad essere accattivanti al punto da suscitare la curiosità del pubblico: si innesca, in questo modo, il meccanismo di trasposizione dell’interesse dal conferenziere ai suoi romanzi. In altre parole, è indispensabile saper parlare bene in pubblico.
Alla fine di Novembre 2011 sono stato chiamato come conferenziere e moderatore per le due giornate del Congresso Internazionale sul Terrorismo, tenutosi a Salerno; ho parlato per due giorni di fronte a quasi duemila persone, una vetrina incredibile. Non si parlava di Agente Sacrificabile, ma la settimana successiva ho constatato un picco nei contatti del mio blog, su Facebook, su Twitter, tutti derivanti dalla mia partecipazione al congresso.
In definitiva, il ruolo di conferenziere ha la sua utilità come tecnica, indiretta, di promozione dei libri, purché si riesca a farlo in maniera brillante. Robert Baer ci riesce sicuramente.
7) Prima della pubblicazione su cartaceo, tramite internet alcuni autori stanno distribuendo gratuitamente la propria opera in formato digitale: reputi che ciò possa favorire o inficiare le vendite reali del libro, ovvero quelle posteriori alla pubblicazione cartacea?
Non è facile rispondere, ma posso dirti come la penso.
In prima battuta direi di no, la distribuzione gratuita in formato digitale inficia la vendita successiva in cartaceo. Tuttavia potrebbe essere una strategia di marketing formidabile, sebbene sull’orizzonte lungo.
Mi spiego meglio.
Prima ho detto che il problema principale di un esordiente è riuscire a farsi conoscere, detto in altri termini, far capire ai potenziali lettori che in libreria esiste un romanzo che potrebbe interessarli. Non si tratta di convincerli a comprare l’opera, il problema è ancora più a monte, devono prima sapere che l’opera esiste.
Per facilitare il compito, un autore potrebbe percorrere questa strada: scrive un romanzo, qualitativamente eccellente, meritevole di essere pubblicato con una casa editrice prestigiosa, e lo immette sul mercato gratis.
Per sempre.
Poiché l’opera è eccellente, ed è fruibile da tutti a costo zero, si diffonde in maniera virale, raggiungendo un elevato numero di potenziali lettori che altrimenti non ne sarebbero mai venuti a conoscenza.
Due anni dopo, lo stesso autore esce con un secondo romanzo, di qualità altrettanto elevata, ma questa volta lo pubblica in maniera tradizionale tramite una casa editrice. Ricordando la prima opera, una gran parte dei lettori correranno in libreria a comprare il secondo romanzo.
E’ una strategia vincente, il problema vero è l’investimento, in termini di fatica, che l’autore deve fare: in altre parole, deve lavorare gratis sulla prima opera, confidando di ottenere i ritorni con il secondo. Ma è un rischio che potrebbe decidere di percorrere.
8) Quali sono i consigli che daresti a uno scrittore che vuol promuovere autonomamente la propria opera?
L’autopromozione non è facile, soprattutto perché l’accesso ad alcuni canali a diffusione nazionale sono generalmente preclusi. Ammettendo quindi di doversi muovere su percorsi differenti, mi concentrerei su tre aspetti.
Il primo, la presenza su Internet, con la gestione costante e sempre di qualità di un blog, l’apertura ai principali Social Network, l’accortezza di interagire con chiunque decida di mettersi in contatto con l’autore.
Il secondo, l’organizzazione di eventi per la promozione del libro, concentrandoli laddove è più facile coinvolgere il pubblico; quindi provincia e piccoli paesi, è molto più facile far intervenire cento persone in un paesino di diecimila abitanti piuttosto che in una città enorme come Roma o Milano.
Il terzo, la partecipazione a concorsi letterari, soprattutto per la possibilità di conoscere giornalisti e figure inserite nel mondo dell’informazione, che altrimenti rimarrebbero troppo distanti ed irraggiungibili.
Come ultimo consiglio, ma questo è valido solo se si ha la possibilità di investire una certa cifra, mi sentirei di consigliare i canali pubblicitari, affidandosi però in questo caso ad un esperto del settore, per evitare di disperdere lo sforzo economico.
9) In accordo con la tua casa editrice, fino a quando intendi promuovere “Agente Sacrificabile” ? Esiste una punto di fine oppure si promuove fino a quando ci sono ancora vendite accettabili?
Non abbiamo deciso una data in particolare, la promozione si muove su tempi che sono spesso indipendenti rispetto all’andamento delle vendite. Indubbiamente i primi mesi sono i più intensi, nel mio caso fino a tutto Novembre. Da quel momento sono gradualmente scemati, sebbene non si siano conclusi: ho in programma una presentazione per i primi di Marzo, collegato con il Premio Biblioteche di Roma, di cui sono finalista come miglior opera prima.
10) Che cosa ne pensi della continua crescita del mercato degli ebook?
E’ un segnale del mondo che evolve, anche se non in maniera così rapida come previsto. E’ probabile che questo derivi dalla situazione contingente in Italia, dove si vende e si legge molto poco e la stessa migrazione verso settori tecnologicamente innovativi incontra una resistenza culturale al cambiamento molto forte.
Ad ogni modo, gli ebook cresceranno, con grande beneficio per gli autori, le case editrici e quindi, come risultato finale, per i lettori stessi. Sono convinto che quanto più i mercati sono dinamici, concorrenziali, tanto più ne benefici l’utente finale.
Spero inoltre che la crescita degli ebook non porti ad una sostituzione del cartaceo, quanto piuttosto una integrazione degli stessi, trascinando sul mercato nuovi lettori.
11) Ora che sei uno scrittore famoso, hai mai pensato di autopubblicarti ad esempio con Amazon?
Diciamo che è un pensiero affascinante, anche se, visto il mio legame con Mondadori, non ne sento l’esigenza impellente. Il pericolo dell’auto-pubblicazione è connesso con la qualità immessa sul mercato, per il semplice fatto che il filtro delle case editrici garantisce, anche se non sempre, la pubblicazione di opere di un certo livello.
Con l’auto-pubblicazione questo filtro qualitativo verrebbe a mancare, in maniera abbastanza analoga a quanto avviene con le case editrici a pagamento.
12) Quanto conta la promozione per il successo di un libro?
E’ fondamentale, e lo dimostra il fatto che anche grandi autori, già affermati nel panorama narrativo italiano, si impegnano in questo ambito.
Per gli esordienti, poi, la promozione è decisiva, soprattutto se realizzata seguendo un piano di marketing studiato e ben impostato.
13) Quali sono i tuoi progetti letterari futuri ed eventualmente stai pensando a nuove tecniche promozionali degli stessi?
Sto concludendo il mio secondo romanzo, una storia complessa ed avvincente che affonda le sue fondamenta in uno dei misteri italiani, ma non solo, più affascinanti, e le cui conseguenze sono presenti ancora oggi. Non svelerò altro, dico solo che il risultato di questo lavoro saprà catturare il lettore in una tenaglia fino all’ultima pagina.
E al contempo sto immaginando qualche altra tecnica promozionale, ma questo non è il mio campo, molto di quanto conosco, in fondo, lo devo ai blogger come te.
(home photo by Obskurantist on Flickr)
Raccontando a tutti noi il suo percorso editoriale, Filippo Calizza ci mette di fronte a due condizioni di solito sottovalutate, a mio avviso: da un lato la conferma che i grandi editori valutano le proposte di maggior qualità e non cestinano tutto, dall’altro l’importanza assoluta di aver scritto un prodotto di elevatissima qualità narrativa. Se così non fosse stato per Filippo, non sarebbe stato richiamato da Mondadori e non avrebbe ricevuto il consenso che sta continuando tuttora a ricevere. Sicuro di leggere a breve “Agente sacrificabile”, ringrazio Filipo ed Emanuele per averci messo di nuovo di fronte alla realtà delle cose e, allo stesso, tempo, per averci aperto un piccolo, ulteriore spiraglio di speranza. La domanda che vorrei fare a Filippo è questa: “Oggi che tutto si è indirizzato sulla strada migliore che potessi sperare, come ricordi i giorni in cui il romanzo prendeva forma dai tasti del tuo Pc (o dalla tua vecchia penna)? Avresti mai ipotizzato che tutto questo potesse accadere?”
Le occasioni, soprattutto se uniche ed irripetibili, vanno colte al volto. Dunque ne approfitto e parto subito all’attacco, ringraziandovi in anticipo. Ecco, vorrei sapere:
1.La tua necessità di scrivere è intrinseca, quindi svincolata dalla necessità della pubblicazione?
2.Posso confermare che Mondadori legge ogni manoscritto in quanto nel 2010 ricevetti, con mia grande sorpresa, la copia cartacea del manoscritto che inviai insieme ad una loro lettera di accompagnamento circostanziata. Ho certamente apprezzato visto che, molto spesso, non si ricevono neppure due righe standard di rifiuto. Vorrei sapere quanti editori hai contattato in totale, se ti hanno risposto, oppure solo Mondadori e hai fatto centro al primo colpo? Ti sei mosso da solo o con l’ausilio di un agente letterario?
3.Il blog ti consente di interagire in maniera efficace e soddisfacente con i tuoi lettori effettivi e/o potenziali oppure a volte ti sembra di postare articoli senza seguito, l’uomo che grida nel deserto…o quasi?
4.Nella tua esperienza, riguardo alle recensioni e articoli sulla stampa nazionale: i contatti vengono creati dalla casa editrice, dall’autore, oppure sono i giornalisti stessi che scrivono o ti contattano?
5.Di questi tempi sono fondamentali le presentazioni in pubblico: pensi che un autore possa avere successo anche senza usare questo strumento promozionale?
6.Secondo te le case editrici leggono tutti (ma proprio tutti) i manoscritti che ricevono? Questa domanda ne sottende un’altra più specifica: è proprio così vero, come citi nella tua intervista, che il filtro delle case editrici garantisce, anche se non sempre, la pubblicazione di opere di un certo livello?
Ho letto con vero interesse l’intervista a Filippo Colizza e le sue risposte hanno confermato quanto sia importante credere nel valore della propria scrittura e opera letteraria. La promozione poi è fondamentale e indispensabile per raggiungere il maggior numero di lettori. Le parole dell’autore sono state da me apprezzate e vagliate; ritengo possano essermi di aiuto per portare avanti con determinazione il mio percorso nel mondo della scrittura.
intervista davvero interessante e incoraggiante. incoraggia ad alimentare la fiducia nelle case editrici… leggono i manoscritti… ed è una cosa bella! ;o) sta a noi, perfezionare al massimo delle nostre possibilità la nostra opera prima di inviarla! poi si incrociano le dita! ;o)
mi piace tantissimo l’acuta semplicità di questa intervista . Sono sempre dell’opinione che in Italia ci sono pochi lettori e troppi scrittori. Quando si tratta di pubblicare con un grande editore (senza essere un personaggio o un caso umano) credo che allora vinca la meritocrazia. Solo chi sa veramente scrivere viene scelto e pubblicato non a pagamento da qualcuno che crede in te.
Simona
Ottima intervista, e Filippo è uno che ci sa fare. Naturalmente il concetto chiave è: Qualità. Capita più spesso di quanto sembri che gli scrittori esordienti si preoccupino poco della qualità del loro libro e più delle strategie di avvicinamento alle case editrici. Magari qui è avvenuto il contrario, e quell’unica lettera inviata, con cd accluso, ha fatto centro.
Stefano.
Caro Alessandro, hai colto in pieno un punto fondamentale: il prodotto di un autore deve essere di qualità eccelsa, altrimenti non può avere futuro (e aggiungerei anche che è giusto che sia così). Quindi, nessuno spazio per l’auto-indulgenza, massima auto-critica, pretesa da se stessi e da coloro che ci sono vicini.
Venendo alla tua domanda, quei momenti sono ricordi pieni di aspettative, felici, carichi di quelle sensazioni difficili da spiegare, ma uniche nel loro genere, di quando si è consapevoli di costruire qualcosa di unico. Per certi versi il completamento di un romanzo è simile ad un’opera edilizia, nel graduale passaggio dalla testa dell’ingegnere alla sua realizzazione pratica: quando tutto è finito, si vive un momento indimenticabile, una forte emozione che mescola la gioia di aver terminato il proprio progetto, la soddisfazione di poterlo toccare per la prima volta e anche un po’ la malinconia di chi si pone un obiettivo, lo raggiunge e si comincia a chiedere: e adesso?
Nel mio intimo, mentre scrivevo, contavo di poter realizzare tutto ciò: sono convinto della necessità di sognare, altrimenti, senza di essi, non si riuscirebbe mai a realizzarli.
Cara Cinzia,
grazie delle domande, spero di soddisfare le tue curiosità.
Ma andiamo con ordine.
Ritengo che quando si scrive, di qualsiasi cosa si tratti, lo si fa per un pubblico. Non importa che un autore si cimenti con un romanzo, con un racconto, una poesia o qualsiasi altro genere letterario: qualsiasi opera venga prodotta, deve essere usufruita (potenzialmente, vale a dire nella testa dell’autore) da un pubblico, affinché possa giudicarla, valutarla, potersi identificare, rifiutarla, detestarla… Negarsi al pubblico non ha senso, perché la produzione artistica deve essere messa a disposizione degli altri (nel nostro caso, i lettori). Se mi ritrovassi precluso con certezza da ogni possibilità di pubblicazione probabilmente non scriverei.
Da questo punto di vista, ritengo un’enorme fortuna essere pubblicati da Mondadori, e vengo alla tua seconda domanda. Quando inviai il manoscritto, senza appoggiarmi ad alcun agente letterario, mi chiesi cosa fare in attesa di una risposta; declinai subito l’idea di inviarlo anche ad altre case editrici e scelsi di aspettare. Sì, ma quanto? Non lo sapevo, e allora decisi di fare diversamente: avrei cominciato a scrivere il mio secondo romanzo, il tempo di completarlo – circa due anni – sarebbe stato il mio tempo di attesa, dopodiché avrei mandato il manoscritto ad altri editori: Mondadori mi chiamò dopo un anno, a metà della mia composizione, liberandomi così dal dilemma.
Una volta pubblicato, poi, comincia tutto un mondo diverso, la promozione: è un mestiere che non ha nulla a che fare con la scrittura, ma fa parte essenziale della vita di un autore. Scrivere un blog, come ho detto nell’intervista, è un modo per ampliare la propria visibilità. Hai ragione, qualche volta, scrivendo un articolo, sembra veramente di lanciare un urlo nel deserto, ma questo fa parte della normale vita di un blog. In ogni caso, il numero di visite aumenta solo in seguito alla pubblicazione di un articolo, più è costante e qualitativamente accettabile l’aggiornamento del blog e maggiori sono gli effetti in termini di promozione.
Domanda numero quattro e cinque (invertite): tutti gli strumenti di promozione sono utili, nessuno indispensabile. Non penso esista un fattore decisivo che faccia propendere per una strategia comunicativa rispetto ad una altra; in prima battuta si può pensare che una presentazione raggiunga poche persone: è vero soprattutto nelle grandi città. Nei piccoli paesi, la presentazione di un libro potrebbe essere il grande evento catalizzatore di una serata e diventare così un momento strepitoso di diffusione della propria opera, anche nei giorni successivi.
L’altro strumento di promozione, questa volta capace di raggiungere grandi fette di pubblico, sono le recensioni e gli articoli sui giornali. Su questo c’è poco da fare, i casi in cui è possibile ritagliarsi un po’ di spazio sono solo tre: l’autore è già famoso, è in possesso dei contatti per altri motivi, oppure è pubblicato da una casa editrice prestigiosa. Quest’ultimo è il mio caso, tutti i contatti iniziali con i giornalisti li ho ottenuti per il tramite di Mondadori; poi, una volta stabilito il primo incontro, la collaborazione prosegue in maniera autonoma. Anzi, conviene coltivarla, non si sa mai.
E veniamo all’ultima domanda.
Non posso garantirti che proprio tutte lo facciano, io conosco la realtà di Mondadori e te lo posso confermare. E il fatto che non possano pubblicare tutti i manoscritti che ricevono, li obbliga ad effettuare una selezione accurata dei pochi eletti. Poi non è detto che ogni scelta sia sempre la migliore possibile, non è neanche detto che i parametri di scelta siano esclusivamente artistici e letterari; subentrano senz’altro anche considerazioni di carattere commerciale, quanto un’opera possa potenzialmente essere apprezzata dal pubblico. Infine in queste case editrici esistono squadre di professionisti che si dedicano alla cura del manoscritto affinché il prodotto immesso sul mercato sia il più professionale possibile; si passa così dagli editor ai correttori di bozze, ai grafici per la realizzazione della copertina. Senza dimenticare l’impaginazione, la forma estetica delle pagine, il font caratteristico della casa editrice, tutte componenti che contribuiscono a trasformare un manoscritto in un romanzo pubblicato.
Sono convinto che un libro pubblicato da una casa editrice prestigiosa sia un’opera qualitativamente pregevole: può non piacere, ma questo è un altro discorso.
Spero di essere stato bravo e all’altezza delle tue domande, ma se dovessi avere altri dubbi, sarò ben felice di risponderti.
Cara Michela,
hai proprio ragione. All’inizio del mio romanzo ho citato una frase di Eleanor Roosevelt, molto azzeccata nel contesto del romanzo, ma checommenta perfettamenre quanto hai scritto:
“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.”
E sono convinto che credere di poter scrivere un romanzo e pubblicarlo con una grande casa editrice sia proprio un bel sogno.
Sì, Gianluca, abbi fiducia nelle case editrici, hanno tutto l’interesse a pubblicare un’opera davvero meritevole. E’ assolutamente necessario concentrarsi sul propria prodotto e riuscire a raggiungere il massimo livello di qualità.
Ti racconto come faccio di solito a mettermi in una posizione autocritica molto forte. Quando devo valutare la mia opera, mi metto nei panni del miglior interprete di quel settore letterario nel panorama mondiale; quindi mi domando: “Se fossi in lui, sarei orgoglioso di quanto ho fatto.” E’ un modo molto personalizzato di confrontarsi con le migliori opere scritte di quel genere.
Se la risposta è affermativa, beh, allora vuol dire che sei pronto ad inviare la tua opera ad una casa editrice.
E non c’è dubbio, ti prenderanno in considerazione.
Cara Simona, permettimi di dirti come la penso: rifuggi da chiunque ti chieda un contributo per pubblicare la tua opera.
Le case editrici a pagamento ribaltano sull’autore il proprio rischio imprenditoriale, non è corretto sia eticamente sia, e soprattutto, dal punto di vista economico. Inoltre ti obbligano a trasformarti in distributore e venditore della tua stessa opera per rientrare dell’investimento. In tutta sincerità, non è quello il tuo lavoro: tu sei e resterai una scrittrice, altrimenti l’avresti già aperta una casa editrice, no?
Grazie dei complimenti, Stefano. E te lo confermo, il concetto chiave è solo uno: qualità.
Vorrei inoltre smentire tutte le leggende sui vari trucchi che consentono di avvicinarsi al mondo editoriale: non servono a nulla. L’unica cosa che le case editrici serie guardano è l’opera che hai scritto: se vale, ti pubblicano, altrimenti non lo fanno. Magari non lo fa la prima che contatti, neanche la seconda o chissà quante altre ancora, ma qualcuno lo farà, senza che tu debba pagare.
Semplicemente questo… crudele quanto vuoi, ma semplice.ìmente questo.
Ciao Emanuele,
ho appena letto l’intervista a Colizza (a cui faccio i miei più sinceri complimenti per il suo grande traguardo).
Risposte interessanti e stimolanti.
E per la questione biografia> la mia piccola esperienza ha portato a concludere che in realtà non sono i lettori gli unici a tenerla in considerazione, spesso le case editrici partono proprio da lì, poi procedono con la sinossi dell’opera che viene sottoposta alla loro attenzione.
Quindi confermo quanto sia essenziale quello che si scrive di se stessi, e il modo in cui lo si fa.
Ricodo la telefonata del direttore di una medio-alta casa editrice italiana che, ricevuta la sinossi del mio romanzo, mi ha telefonato, si è presentato, ha detto di aver valutato con interesse la mia lettera di presentazione, poi mi ha raccontato in tutta sincerità alcuni fattori principi che motivavano le loro attuali scelte editoriali, specialmente nel caso di un “esordiente”.
Discorsi che non sto ad approfondire, ma che credo rispecchino in pieno le linee base di molte grandi case editrici italiane.
Quella telefonata mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma devo rigraziare proprio quell’editore per le scelte che ho di conseguenza fatto, e che tuttora mi stanno ugualmente dando non poche soddisfazioni.
Tengo a precisate che questo messaggio non vuole disincentivare l’invio dei propri manoscritti alle grandi case editrici, tutt’altro! Io l’ho fatto, ho avuto anche modo e fortuna di potermi più volte confrontare con alcuni loro editor riguardo al mio romanzo. Quindi anche io ho avuto conferma che realmente leggono quanto ricevono.
Quindi vale la pena provarci! Sempre.
Grazie Michele, per il tuo prezioso contributo.
Ho visto la pagina di presentazione del tuo libro, veramente accattivante…
credo che a breve dovrai svelarci la tua esperienza :-)
a presto
Ema
Intendi dire che la leggi e rivedi solo tu prima di mandarla all’editore? Nessuno ma proprio nessuno ha fatto una lettura critica del tuo romanzo prima dell’invio?
Assolutamente esaustivo e ti ringrazio della disponibilità. Anch’io quando scrivo ho in mente un lettore ideale. Farò tesoro della tua esperienza per il mio prossimo testo. Grazie.
Esattamente, Cinzia, ad eccezione della mia famiglia, tre persone, nessuna con esperienza editoriale di alcun genere, solo grandi lettori.
In altre parole, quando finisco di scrivere un romanzo, ci sono solo loro, oltre a me, che lo leggono prima dell’editore.
Ascolto i loro consigli e commenti, modifico il manoscritto e poi lo spedisco.
È stato così anche per me, io però escludo volutamente la mia famiglia. Non ritengo che quando ci siano rapporti troppo stretti il giudizio possa essere completamente obiettivo, dipende ovviamente da caso a caso.
lo farò con vero piacere
Ciao Filippo, mi ha colpita molto la questione della biografia.
Sapevo già che alcune persone pubblicano con più facilità di altre (professori universitari, giornalisti, avvocati, giudici), ma qualcuno mi aveva detto che il curriculum non serviva a nulla, perché l’editore giudica il libro e non l’autore.
Vorrei farti due domande:
– il mio ex era ufficiale dell’Arma, ma si è congedato perché l’ambiente era pessimo. Come mai anche tu ti sei congedato? Ti hanno creato problemi prima di concederti il congedo?
– Come mai hai cambiato toyalmente strada? Cosa c’entrano la Marina e l’ingegneria con la finanza? Hai studiato di nuovo all’univerità?
Grazie
Cara Chiara,
un breve commento sulla tua considerazione: è indubbio che l’opera sia l’elemento centrale nella valutazione di un editore, il quale, tuttavia, nelle sue decisioni dettate da esigenze anche commerciali, tiene in conto anche del curriculum dell’autore.
Veniamo alle tue domande.
Mi sono congedato dopo quindici anni di servizio, ero un ufficiale, lo sono tutt’ora tecnicamente, e me ne andai con il grado di Capitano di Corvetta (nelle altre forze armate è il grado di Maggiore). Il motivo è molto complesso, difficile da riassumere in due parole, d’altra parte è una scelta di vita; se avessi però solo pochi secondi a disposizione, direi che mi sono congedato per una mia esigenza di esplorare qualcosa di nuovo e diverso.
La Marina ha posto un po’ di resistenza alla mia decisione, non tanto per motivi di principio né tantomeno legali; mi fecero capire che per l’organizzazione sarebbe stata una perdita. Me ne rendevo conto, la cosa mi fece anche piacere, ma la decisione oramai l’avevo già presa.
Adesso sono un consulente, lavoro per grandi gruppi finanziari, ma non solo, e ho trovato molto utile dal mio punto di vista l’esperienza pregressa e gli studi di Ingegneria all’università; non mi riferisco tanto agli argomenti trattati, il mio mestiere in Marina e le conoscenze ingegneristiche non hanno nulla a che vedere con i temi che tratto ogni giorno come consulente. Ho trovato però decisiva l’università, e Ingegneria in particolare, per avermi insegnato una metodologia efficace ad affrontare le sfide professionali e la Marina per l’esperienza nel gestire e coordinare uomini e mezzi.
Il resto si impara lavorando duramente, con assiduità e cercando di proporre sempre la massima professionalità sul campo.
Spero di averti soddisfatto, ma, se vuoi, ricontattami pure senza problemi
Ciao
Grazie mille.
Immaginavo che avessi incontrato delle resistenze; comunque ammiro molto la tua capacità di cambiare radicalmente. Credo che non tutti ne siano in grado, e di certo questa qualità traspare anche nella scrittura (sono sicura che il tuo testo sia ottimo).