Ciao a tutti e benvenuti a questa nuovissima intervista di Scrittore Vincente. Per me è un grande piacere, quando dall’altra parte c’è una mia corregionale.
Katia Calandra, autrice del libro La cucitrice.
Ciao Katia, dicci chi sei e di che cosa ti occupi.
Ciao Emanuele. È un grande piacere concederti questa intervista anzi, è un onore per me.
Nella vita faccio l’insegnante, un lavoro che sta diventando abbastanza difficile e che mi prende la maggior parte del tempo, per cui ho il mio bel da fare. Però quando, in particolar modo nel periodo estivo, ho più tempo libero per me stessa e i miei hobby, mi dedico alla scrittura.
Ho scritto qualche anno fa La cucitrice, una storia che, in un certo senso, mi riguarda, perché nella mia famiglia, nell’albero genealogico, ad un certo punto, c’è una sorta di mistero che ho voluto trovare e sviscerare.
Ho iniziato così a fare delle ricerche che mi hanno portato a scoprire una realtà che non conoscevo, nonostante fosse vicina al luogo dove abito, quella delle filande e filandaie. Questo è il background del mio romanzo La Cucitrice, ambientato a Fossombrone, appunto vicino a dove abito.
È un romanzo che risale ai primissimi del ‘900 e narra la storia di una ragazza che faceva la filandaia. Assieme alle sue coetanee, vive per un certo periodo a Fossombrone finché non si sposta a Furlo. Sono due storie, una dentro l’altra.
Bene Katia.
Cà la Fiorenza, Monte Santo, Urbania 1991.
Ad un mese di distanza dal suo ritorno dal Regno Unito, dopo un’assenza di un anno e mezzo da casa, Rosalba non ha avuto ancora il coraggio di entrare nella camera da letto di sua nonna dal giorno della sua scomparsa, avvenuta molti mesi prima.
Ho avuto la fortuna di leggere il tuo libro in anteprima. È molto interessante l’aspetto legato alla parte romanzata, a quella intrigante e poi al territorio.
La domanda che vorrei farti è: quanto c’è di Rosalba in te?
Come Rosalba, sono molto curiosa.
Curiosità che la incita ad andare alla ricerca delle sue radici perché Rosalba, ad un certo punto, ancora giovane, si è trovata a dover affrontare la vita sola con il padre, e i fratelli che, ormai avevano le loro relazioni sentimentali, non vivevano più con loro.
A Rosalba è venuta a mancare la figura materna, in particolar modo la nonna. E nel momento in cui la nonna è venuta a mancare, si rende conto che di lei non conosceva nulla. Così, stimolata dalla curiosità, vuole andare alla ricerca delle sue radici. Rosalba chiede al padre, ma anche lui ne sa poco, ha poche informazioni da fornirle.
Quindi, mossa da questo desiderio di sapere, assume le vesti del detective.
Nelle Marche del nord, dove abiti tu, la filanda è quella operatrice sulla macchina. Mentre nelle Marche del sud, ad esempio mia madre, lavorava con la stessa macchina, ma per fare le scarpe.
La domanda che ti faccio è: qual è stato l’impatto sulle donne del territorio nel leggere un libro così vicino a quelle che sono le loro abitudini e tradizioni territoriali?
Siccome dopo gli anni ‘50 del secolo scorso, le filande sono state soppiantate dalle industrie, questa realtà è andata un po’ a morire e nessuno, per lo meno dalla mia generazione in poi, conosceva questo nostro vissuto regionale. Il fatto di averla riscoperta e riportata in auge ha destato curiosità, i miei lettori sono rimasti molto interessati da questa realtà storica e hanno trovato il romanzo intrigante.
E devo dire che, da appassionata di storia locale, sono rimasta molto affascinata anch’io. La storia e il passato mi incuriosiscono perché mi piace andare a scoprire quelle che sono state le tradizioni, gli usi, i costumi.
Poi, quando scrivo romanzi, cerco di entrare nella realtà del momento storico in cui è centrato il testo, di vivere le emozioni dei personaggi, e questa cosa mi ha emozionata tanto. Mentre scrivevo avevo la sensazione di vivere quel periodo storico.
Sì, impegna tantissimo mentalmente e dovresti essere sempre sul pezzo. Ho cercato di calarmi in quella realtà storica per riportare nello scritto quelle che potevano essere state le emozioni, i sentimenti dei personaggi di allora.
È vero che è un romanzo di finzione, ispirato ad una storia vera, ma c’è la ricerca dietro. Quindi, ho cercato di riproporre una realtà che fosse, il più possibile, vicina a quella dell’inizio del secolo scorso delle filande e delle filandaie.
Katia, grazie. È un onore avere la possibilità di collaborare con un’artista, ricercatrice, come te. Dove possiamo trovarti? Qual è l’indirizzo del tuo sito web?
Ne hai uno?
Sì, ho un sito web: www.katiacalandra.it
Katia, qual è stata la tua esperienza, brevissimamente, con Self Publishing Vincente?
Sapere invece che c’era questo punto fermo che poteva darmi dei consigli e fugare ogni mio dubbio, mi ha dato sicurezza. Quindi, ringrazio te, Emanuele, e il tuo staff che, oltre ad essere molto professionali, siete molto vicini ai vostri clienti. È un supporto non da poco e preziosissimo al tempo di oggi.
Sono veramente contenta dell’esperienza che ho fatto e, ogni tanto, quando mi vengono in mente delle cose, delle domande da fare, penso sempre a voi perché so che posso farle visto che voi siete comunque presenti.
So di ricevere una risposta da voi.
Un abbraccio e a presto.
Ci vediamo presto.