Franco Maria Pelizzari autore Monsieur Aliseau

Ciao a tutti e benvenuti a questa nuovissima intervista di Scrittore Vincente e Self Publishing Vincente. Per me è veramente un grande onore avere dall’altra parte Franco Maria Pelizzari, autore del libro Monsieur Aliseau: quando ancora il sole doveva sorgere.

Ciao Franco, dicci chi sei e di che cosa ti occupi.

Ciao Emanuele, grazie di questa tua iniziativa. Sono Franco Maria Pelizzari e mi occupo di scrittura, faccio lo scrittore a tempo pieno, ed è l’attività a cui mi sono dedicato in questi ultimi anni.
Leggendo la tua biografia, vedo che nella vita ti sei occupato di ben altro, con ruoli molto importanti. Una cosa interessante è che sei a due passi dal Lago di Garda dove sei nato. Qual è il rapporto con il tuo territorio? Quanto influisce sulla creazione dei tuoi romanzi?
Non so quanto questo influisca. Ho un rapporto stretto con il mio territorio, anche se non ho sempre vissuto lì. Vado, vengo, torno e, in questo periodo, sono qui. Mi piace molto; è bello soggiornarci, è bello guardarlo, è molto confortevole climaticamente. Essendo nato qui, è logico che senta l’appartenenza a questo territorio.
Nei tuoi romanzi c’è un po’ del tuo territorio, proprio da un punto di vista geografico, delle coordinate spaziali dove si muovono i tuoi protagonisti.
Direi, non molto. Certamente c’è il mio passato, molto forte, e ci sono degli episodi o piccoli personaggi che hanno un ruolo marginale, ma che vengono da alcune mie esperienze. Ho cominciato a scrivere a cinquant’anni compiuti quindi, è evidente che avessi già un’esperienza importante alle spalle, e questo è anche quello che mi ha consentito di elaborare e scrivere qualcosa che ha caratteristiche diverse rispetto alla consuetudine.
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A proposito di passato, permettimi la domanda. Tu sei stato un imprenditore su più fronti e, purtroppo, nel 2014 hai dovuto superare un’importante prova di salute. In relazione all’ultimo romanzo, c’è stata un’influenza di questa tua vicenda sulla storia e sui principi narrativi, il cuore o la morale della tua storia stessa?

Credo di sì, perché il libro parla soprattutto di un cambiamento.

Indubbiamente l’esperienza che ho vissuto ha portato un cambiamento anche in me; la scelta di occuparmi solo di scrittura, di dare una svolta totale alla mia vita è avvenuta proprio a seguito di questo avvenimento. Gli avvenimenti, soprattutto quando sono così importanti, portano con sé qualcosa su cui vale la pena riflettere.

Soprattutto, i cambiamenti iniziano sempre con una botta forte e quindi bisogna seguirli, altrimenti la botta continua a perpetuarsi. È meglio, quindi, seguire quello che la vita ci porta e arrivare poi, dove dobbiamo andare.

Ti ho fatto questa domanda perché ho notato che c’è un’assonanza tra la storia del tuo libro e la tua storia personale. Nella descrizione del libro, il protagonista arriva ad un bivio nella vita dove bisogna cambiare marcia, fare scelte precise, che lo accompagnano poi in un nuovo viaggio.

Il tuo non è un romanzo formativo, ma un romanzo che racconta una trasformazione potente, che ci lascia dietro degli insegnamenti e che ci appassiona con la storia.

Come è nata l’idea di ambientare questa storia a Parigi, in Francia?

Non so dirtelo con precisione. In realtà, il giorno prima di iniziare questo romanzo, scritto fra il 22 di aprile e il 7 maggio, ho cominciato a percepire che ero pronto per farlo. Ragionando un po’ su dove potesse essere ambientato e da chi fosse costituito, mi è venuta l’idea di Parigi. Mi è arrivato, e non ho potuto che assecondare questa mia intuizione.
Molto interessante, in due settimane hai scritto un libro di 174 pagine. Come sai, ho anche un servizio che si chiama Bookness, dove scriviamo libri per imprenditori, libri di circa 150 – 200 pagine in un mese, libri più o meno come il tuo. Alcune delle critiche che riceviamo da chi non usufruisce dei nostri servizi è questa: come fate a scrivere un libro in un solo mese? La mia risposta credo che sia coerente con il tuo pensiero e la tua esperienza personale: dedicarsi full-time nel flusso personale, per tante ore al giorno, solo a scrivere un libro, permette di entrarci dentro, di non perdere dei pezzi, di non distrarsi. Quindi, tu hai vissuto questa esperienza profondissima: per due settimane, giocoforza, hai dovuto immergerti nel libro, hai scritto tante ore tutti i giorni perché, altrimenti, 174 pagine non avresti potuto produrle. È corretto?
Sì, è corretto. Ero molto ispirato e mi sono dedicato solo a quello; in realtà non un numero esagerato di ore, perché oltre alle cinque o sei ore, in una giornata, non si riesce a scrivere. Almeno non ci riesco, anche perché ci vuole molta concentrazione. Penso di aver scritto più o meno quattro capitoli al giorno. Ero molto ispirato, sono partito e non mi ha fermato nessuno, volevo fare solo quello e mi ci sono dedicato. Una volta finito ho riletto, sistemato, corretto, e l’ho dato a dei professionisti per perfezionarlo. Ho dovuto anche aggiungere un capitolo perché mi è stato detto che avevo fatto un passaggio troppo veloce, cosa che mi aveva già anticipato mia sorella, leggendolo.

Questo libro, vuoi per il Covid o per altre motivazioni, ancora non è stato promosso in maniera efficace però, hai già ricevuto delle recensioni molto positive.

Ad esempio, vedo questa di Joseph Benini Ho trovato il racconto molto originale, con una successione temporale di avvenimenti molto incalzanti, coinvolgenti e, allo stesso tempo, sottolineerei inaspettati.

Un libro piacevolissimo e bellissima l’ambientazione nell’affascinante Parigi, dove tutto succede. Mi sento di consigliarlo. Ma hai vissuto a Parigi o hai costruito con la fantasia gli scenari dove i protagonisti hanno sviluppato le loro vicende?

Non ho mai vissuto a Parigi, ci sono stato una sola volta, trent’anni fa. Questa ambientazione è ancora più insolita perché, in realtà, immagina quanto può essere cambiata la città in questi trent’anni. Oggi con Internet si può arrivare dappertutto, per cui sono andato a vedere la conformazione urbanistica della città, per capire dove ambientare, cosa fare e così via.

A chi consiglieresti questo libro?

A chi è rivolto in particolare?

Mi son fatto spesso questa domanda. In realtà, credo che sia piuttosto vasta la platea delle persone che può leggerlo. Anche se l’esperienza è vissuta da un uomo che ha quasi cinquant’anni, secondo me può essere letto anche dai ragazzi.

Le persone che vanno dai trentacinque ai sessant’anni possono essere quelle più interessate. Poi si tratta di un cambiamento importante, e normalmente questo genere di cambiamenti non avvenga in età molto giovane. Quindi, le persone di mezza età sono quelle più indicate a leggerla.

Quello che posso dire è: leggetelo e poi fatemi sapere.

Assolutamente. Come ti sei trovato con la tua prima esperienza con il self publishing e in particolare con il Self Publishing Vincente, lavorando con un team strutturato come il nostro?
Mi sono trovato bene, anche perché ritengo che i tempi siano quelli giusti per l’auto pubblicazione. Ovviamente Internet è un mondo che vent’anni fa era meno aggressivo. Oggi si può arrivare dappertutto. Credo che questo sia il motivo più importante per arrivare all’auto pubblicazione, tenendo conto che, ormai in Italia, la distribuzione è affidata a due gruppi importanti che hanno poi i loro negozi, e lì si diventa uno dei tanti. L’auto pubblicazione, invece, consente di avere un rapporto diretto con il lettore che può scrivere i propri commenti, ricevere le risposte. E, anche da un punto di vista pratico, è più semplice: uno va su Internet e si scarica il suo libro. Credo che ormai l’ebook abbia raggiunto, se non superato, il libro cartaceo quindi è evidente che, poter scaricare da Internet, rende tutto più veloce e più semplice. Ritengo che sia arrivato il momento in cui il self publishing possa sicuramente soppiantare le case editrici e la distribuzione tradizionale.
Sì, i numeri stanno confermando questo trend in maniera indiscutibile. Franco ti ringrazio per la tua condivisione e per la partecipazione a questa intervista. Ti mando un caro saluto.
Grazie, a presto. Un abbraccio.
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