Angelo Casella autore Lo straniero

Ciao a tutti e benvenuti a questa nuovissima intervista di Scrittore Vincente.

Per me è veramente un grandissimo piacere avere dall’altra parte Angelo Casella, autore del libro Lo Straniero: memorie di un personaggio scomodo.

Angelo, buonasera, dicci chi sei e di che cosa ti occupi.

Buonasera.

Adesso sono un pensionato e cerco di attingere al bagaglio della mia esperienza di vita, per essere utile al prossimo. Nel senso che mi piace condividere con gli altri alcune riflessioni che ho fatto, per aiutarli nel loro percorso di vita e facilitare la soluzione ai tanti problemi che si presentano, specialmente oggi, nella nostra società.

Il libro ha un titolo che può apparire un po’ strano, in realtà è ironico: si riferisce all’autore in una prospettiva di scoperta di sé stesso, della società, di quelli che sono i luoghi comuni e, soprattutto, di questa dominante propensione all’omologazione.

Sarà un bene, sarà un male, ma non mi sono mai sentito in grado di omologarmi. Ho sempre vissuto con uno spirito critico abbastanza vivace e questo mi ha creato molti problemi. Nel libro ho riportato alcuni episodi con tono ironico, divertente, leggero, gradevole, almeno così mi hanno detto, da leggere. Però direi che, dietro a queste rappresentazioni leggere, c’è una riflessione che riguarda il rapporto tra la società e l’individuo e che è, indubbiamente, delicato.

Ho fatto un percorso di autoanalisi sulla mia educazione e, l’ultima parte del saggio è uno studio sull’ attuale modello educativo che trovo del tutto inadeguato, stranamente sbagliato e basta leggere l’altra parte del libro per rendersi conto che le mie osservazioni sono persino banali. Spesso le cose che sono troppo grandi non si vedono e così è per l’educazione dei figli dove prevale l’auto gratificazione dei genitori, per avere qualcuno da accudire, e che corrisponde ad un’autocelebrazione.

Occuparsi oltre misura dei bambini è un errore gravissimo perché l’esperienza di vita non può dirsi tale se non è diretta, non può esserci esperienza di vita mediata, come invece accade con i genitori che ripetono continuamente ad esempio di non fare una determinata cosa. Devo essere io a contrappormi alla realtà.

Bene Angelo, grazie. Hai fatto già una bellissima introduzione.

Mi viene una domanda, in relazione a ciò che stai dicendo: quali sono i luoghi comuni che vai a sfatare all’interno del libro? Ci puoi fare degli esempi pratici?

Preferirei che questo tipo di indagine venisse effettuata personalmente. Di luoghi comuni ce ne sono tanti e anche abbastanza superficiali. Direi che la cosa più importante sia questa comune propensione all’omologazione. Non solo in Italia, anche negli Stati Uniti c’è la stessa tendenza, come in Francia. Parlo della propensione alla comodità di accodarsi ad un giudizio condiviso, anziché affidarsi alla propria percezione, alla propria capacità di analisi e alla propria personale osservazione.

Schopenhauer ha detto: il gregge tende a emarginare colui che pensa con la propria testa, non per i contenuti che esprime, ma proprio per il fatto che osa pensare con la propria testa, cosa che il gregge non sa fare.

E questo risale all’educazione, il modello educativo che viene adottato e che rappresenta un enorme cappuccio messo sul bambino evitandoli un’esperienza diretta di vita e quindi, l’acquisizione di identità propria come contro faccia della realtà.

Di che cosa ti sei occupato, nella vita, prima di dedicarti a questa passione che stai coltivando durante la pensione?

Ho lavorato in giurisprudenza e ho una grandissima passione per la ricerca giuridica, che mi è anche riconosciuta dai miei colleghi, interrotta da qualcosa, ma per sapere questo dovete leggere il libro.

C’è un episodio che riferisce di questa realtà particolare dell’università.

Ho fatto l’avvocato, il consulente per alcune personalità, e un’esperienza in Banca d’Italia, che mi ha portato a conoscere diverse realtà umane e operative. Poi sono stato negli Stati Uniti, ho lavorato per una società di consulenza finanziaria. Dopodiché mi sono ritirato come pensionato.

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Bene, molto interessante. Le memorie di un personaggio scomodo identificano un personaggio che si insinua all’interno di certe dinamiche, che non sono per molti.

Ci puoi dare degli esempi pratici di quanto la tua attività è stata scomoda per gli altri?

No, non la mia attività, ma la mia persona.

Mi ricordo un episodio particolare negli Stati Uniti: ero andato a trovare un importante personaggio che aveva, addirittura, lo studio davanti alla Casa Bianca, con un’enorme vetrata dove la si vedeva esattamente di fronte. E questo mi guardava con aria di sospetto e io ho capito che si aspettava da me un atteggiamento, non dico servile, ma di rispettoso approccio, per un riconoscimento in definitiva all’importanza della sua persona.

Non che volessi negarglielo, ma non ero tipo da farlo. Mi presentavo lì e pretendevo che il giudizio vertesse non sulla persona o la sua etichetta come professore, amministratore delegato o presidente, ma sulle cose dette, sulla qualità delle cose che ero in grado di comunicare.

Angelo, ti ringrazio per questa condivisione.

Se uno volesse contattarti, hai un sito web oppure un e-mail?

Questa è la mail: angelo.casella@gmail.com

 

Angelo grazie, un abbraccio e a presto.
Grazie a te.

Un abbraccio sincero, cordiale e molti auguri.

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