Elisabetta Camporese pubblica Il Diritto di Esistere
Ciao a tutti e benvenuti a questa nuovissima intervista di Scrittore Vincente.
Per me è veramente un grandissimo piacere avere dall’altra parte la dottoressa Camporese,
autrice del libro Il Diritto Di Esistere.
Ciao Elisabetta dicci chi sei e di che cosa ti occupi.
Sono un medico e mi occupo di medicina integrata, in particolare della disciplina inerente alla psiconeuroendocrinoimmunologia, forse la parola più lunga del dizionario italiano.
Sostanzialmente è lo studio della correlazione dei grandi sistemi dell’organismo con il sintomo e, in particolare, della connessione mente-corpo.
L’approccio al paziente diventa integrato sia da un punto di vista diagnostico, che terapeutico, soprattutto si invita il paziente stesso ad una maggiore consapevolezza di sé e della propria malattia.
Ti occupi di una tematica non banale, lapalissiano!
Ho avuto il piacere di consultare la tua opera, il tuo romanzo, un libro fiction molto interessante, intrigante, che alla fine lascia delle riflessioni molto profonde.
Riflessioni che secondo me ben si avvicinano agli aspetti terapeutici anticipati con la presentazione della tua attività.
Come queste tue conoscenze, in ambito professionale, riescono ad influenzare positivamente il lettore?
Ho proprio voluto farlo con un romanzo, quindi con qualcosa di narrato perché, secondo me, la narrazione aiuta molto ad identificarsi e quindi a capire certe tematiche.
Nulla mi impediva di scrivere un saggio di connessione mente-corpo, di decodifica del sintomo, piuttosto che di fisica quantistica.
Ma non l’ho fatto, proprio perché ogni volta che leggo qualcosa, se c’è una storia narrata, mi rimane molto più impressa fino ad identificarmi con il personaggio.
Ho voluto parlare di concetti che toccano la connessione mente-corpo, il significato delle malattie e non solo, di spiritualità, della legge dell’attrazione, della legge dello specchio, attraverso una storia raccontata, accessibile a molte più persone.
Perché sappiamo benissimo che la vita inventata, a volte, è più reale di quella quotidiana.
Questa tua opera di unione di due generi, con in mezzo un filo comune che è la tua conoscenza, è veramente un lavoro di grande interesse, che personalmente apprezzo tantissimo, come ti dimostra il paragone che ti ho fatto.
Bisogna sempre puntare alle stelle, se vogliamo arrivare alle nuvole.
Il Diritto Di Esistere un principio letto su un saggio scientifico, per essere il propulsore della carriera del personaggio diciottenne del tuo romanzo.
E il principio è: una persona malata regredisce, si affida completamente a coloro che lo curano, così come farebbe un bambino con il proprio genitore.
Dove vuoi portare il lettore nel momento in cui scegli di partire da questo principio, completamente attinente con la tua attività, se l’obiettivo narrativo è un altro?
Credo che questa sia una cosa interessante anche per chi ci segue, perché magari sta scrivendo un romanzo, e tu con questa frase iniziale, che ha una base scientifica, hai un obiettivo narrativo fantastico.
Dove volevi arrivare con la tua storia?
Purtroppo spesso ce lo neghiamo e così è nata in me l’esigenza di narrare che cosa accade quando, per un tempo troppo lungo, una persona non se lo concede.
L’essere umano può andare incontro a vari tipi di sintomi o malesseri.
Nella mia professione vedo parecchi casi di negazione di questo diritto, chiaramente non tutti finiscono nella malattia come nel romanzo.
Nel caso della protagonista, anzi della coprotagonista in realtà, c’è un vero e proprio sviluppo di una malattia che, nella connessione mente-corpo, è scientificamente verificabile al 100%.
In questo caso c’è la negazione totale del diritto di esistere.
Per cui il messaggio è: lavorare sulla propria consapevolezza per riappropriarsi di un diritto che dovrebbe essere spontaneo, scontato, semplicemente per il fatto che siamo nati, siamo venuti al mondo!
Quindi per forza abbiamo il diritto di esistere ma, spesso e volentieri, nei conflitti e nelle ferite, che affrontiamo durante l’infanzia può venirci negato o addirittura ce lo neghiamo.
Ciascuno di noi deve riprendere in mano questo diritto assoluto e coltivarlo.
Quindi attraverso lo storytelling, non solo possiamo capire la scienza, ma anche di più su noi stessi, è corretto?
Assolutamente sì.
Era proprio l’obiettivo del romanzo, della narrazione, fare in modo che attraverso l’identificazione e il fluire delicato del racconto concetti più difficili da comprendere in astratto, potessero passare ed entrare all’interno delle persone quasi per osmosi.
Anche se il libro è uscito da poco, chi l’ha letto ha riscontrato effettivamente questo effetto: dalla semplice commozione, a chi ha scelto di andare in psicoterapia per fare un percorso evolutivo e di crescita.
Quando scrivo c’è sempre la spinta evolutiva, la spinta a guardarsi dentro senza giudizio e a cogliere i vari spunti di insight che volutamente il libro contiene.
Il primo, Il Mondo Delle Fate, narra, con un filone romanzato di tipo fiction, la storia di una donna che attraversa una ferita da abbandono.
Si ritrova in una dipendenza affettiva e quindi attrae costantemente una controfigura maschile narcisista.
Contiene tutto il percorso narrato della sua storia, di come riesca a fare un viaggio di consapevolezza dentro se stessa e a guarire la ferita che attraeva sempre la stessa tipologia di uomo.
La cosa più bella, mi viene da dire, è che permette di comprendere che il viaggio che si fa non presuppone nessun giudizio, non c’è colpa, ma solo responsabilità, dove per responsabilità si intende proprio etimologicamente l’abilità a rispondere.
Si tratta solo di prendere la responsabilità di ciò che ci accade e provare a farla diventare un’occasione di crescita.
Mi sono trovata benissimo, seguita molto bene, tempistiche ottimali, risposte quasi immediate direi.
Esperienza molto positiva.
Molto buono il lavoro della correzione, che mi ha reso molto più facile l’ultima revisione.
Insomma da rifare, sono sincera.
Quali sono i tuoi programmi futuri?
Hai in mente di scrivere un’altra opera fiction/scientifica o più scientifica?
È sull’amore incondizionato, perché vedo che non c’è abbastanza evoluzione nella modalità con cui ci si approccia a questa grande cosa, che abbiamo donata dall’Universo, che è l’amore.
Spesso e volentieri sia nelle coppie, sia nelle relazione madre-figlio, che in quelle amicali l’amore è condizionato.
Mentre la bellezza di scoprire l’amore incondizionato è una fase evolutiva così leggera, così bella, che mi è venuto spontaneo scriverne.
È un libro che inizia nella Francia del 1400.
È una storia d’amore nata in quel periodo, che poi si riproporrà, attraverso delle reincarnazioni ai tempi nostri, con la volontà di concludere, di finire, ciò che non è stato concluso nella relativa epoca storica.
Difficile dire perché sono partita da lì, anche se in realtà c’è tutto un perché.
In questo momento preferisco non spoilerare e lasciare che la scrittura faccia il suo decorso.
Quali sono i siti web dove è possibile trovarti oppure le pagine social?
Ho Facebook e Instagram, anche se uso molto di più Facebook.
Non ho ancora un sito web.
È nelle mie intenzioni farlo, ovviamente, ma ancora non ho avuto la possibilità.
Elisabetta Camporese è il mio account personale.
Poi c’è la pagina Dottoressa Elisabetta Camporese, con meno post, ma più professionale.
Benissimo.
Il Diritto Di Esistere, un libro per tutti, che attraversa un percorso appassionante di intrattenimento, dove si imparano tante cose in maniera semplice e la possibilità di applicarle.
Grazie Elisabetta è stato un grande piacere collaborare con te, ti mando un abbraccio.